Bere un caffè, un gesto di sostenibilità
Sostenibilità

Bere un caffè, un gesto di sostenibilità

Cresce l’impegno dei grandi produttori per rendere il caffè un’abitudine quotidiana sostenibile.

Un gesto semplice e quotidiano, come quello di bere una tazza di caffè, che impatto può avere sull’ambiente? In realtà, quest’abitudine pressoché universale può essere ben poco sostenibile, sia per quanto riguarda il costo ambientale della produzione su larga scala, sia per quanto riguarda gli scarti non recuperati, come le cialde o la polvere residua.

I grandi marchi italiani stanno dunque scendendo in campo per ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti, attuando progetti in favore della riduzione dell’impronta ecologica e favorendo lo sviluppo di un’economia circolare. Nespresso, ad esempio, raccoglie una serie di iniziative in questa direzione sotto un unico cappello, “The Positive Cup”, nato nel 2014 e pronto a mettere in atto progetti per la sostenibilità con un investimento aziendale di 500 milioni di franchi svizzeri entro il 2020.

Tra le iniziative già avviate con The Positive Cup, guidato dal Sustainability Advisory Board di Nespresso, un controllo della filiera che prevede la gestione sostenibile di 300mila ettari di coltivazioni gestite nel 73% dei casi da piccoli proprietari, ai quali è destinata una parte degli investimenti al fine di garantire un equo compenso. Dal caffè, l’attenzione si estende ad abbracciare anche il packaging: le cialde sono realizzate in alluminio, materiale che abbatte i consumi energetici in fase di produzione e garantisce la piena riciclabilità. Così Nespresso, nel 2016, ha superato quota 86% di cialde avviate a recupero.

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Da qui ha avviato un vero e proprio percorso circolare: dal momento che la normativa italiana prevede che le cialde di caffè in alluminio vengano gettate con la raccolta indifferenziata, in quanto sporche di residui di caffè, Nespresso si impegna attivamente nel recupero. L’alluminio rientra così nella filiera produttiva, mentre la polvere di caffè recuperata viene trasformata in concime per le risaie del pavese, nelle quali viene coltivato riso che la multinazionale svizzera acquista e dona al Banco alimentare della Lombardia. L’obiettivo di Nespresso è quello di arrivare a ridurre del 28% la carbon footprint dei propri prodotti entro il 2020.

Anche Lavazza guarda al futuro, sviluppando progetti di sostenibilità in linea con i 17 goal fissati dall’Onu per l’Agenda 2030. Ogni azione volta alla sostenibilità viene fatta in quest’ottica, dalle capsule sempre più compostabili alla massima tracciabilità dei prodotti, fino a campagne di informazione e sensibilizzazione che si intrecciano con il mondo dell’arte. A fine maggio, ad esempio, è stato presentato da Lavazza il progetto nazionale “Generazione 2030” dedicato all’obiettivo di sviluppo sostenibile numero quattro dell’Agenza 2030, ovvero quello volto a promuovere un’istruzione di qualità. Messaggi di sostenibilità tingeranno i muri della città di Torino tramite un progetto di street art realizzato in collaborazione con il Comune.

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