Acque di balneazione: il nuovo report svela le eccellenze in Europa
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Acque di balneazione: il nuovo report svela le eccellenze in Europa

Pubblicato il rapporto Ue sulle acque balneabili: più dell’85% delle aree censite ha superato le analisi positivamente e risulta di qualità “eccellente”. Ma la strada per un’Europa completamente sostenibile è ancora lunga e ogni stato membro è chiamato ad investire in innovazione, condividendo le proprie competenze per alzare il livello di intervento in tutta Europa. Necessarie nuove azioni mirate alla riduzione dell’inquinamento e ad una migliore gestione delle acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli, così come delle acque reflue urbane.

L’Italia si conferma tra le dieci migliori realtà in termini di qualità delle acque di balneazione, anche se un altro primato rischia di offuscare la posizione del Belpaese: rispetto all’indagine 2017 sono aumentati i siti italiani con acque balneabili di bassa qualità, arrivando a 89 aree giudicate di scarsa qualità in confronto alle 79 rilevate nello studio precedente. A fotografare lo stato di salute delle acque europee è il nuovo rapporto elaborato dalla Commissione Europea in collaborazione con l’Agenzia Ue per l’Ambiente, Eea.

La classifica delle acque europee si basa su due parametri microbiologici essenziali: enterococchi intestinali ed escherichia coli: in base al tasso di batteri rilevati, le acque di balneazione vengono valutate di qualità "eccellente", "buona", "sufficiente" o "scarsa". Nei casi in cui l’acqua dovesse risultare di scarsa qualità, gli Stati interessati dovranno seguire diverse procedure di intervento, dal divieto di balneazione alla messa in atto di misure correttive.

Rispetto ai dati contenuti nel report annuale sulla qualità delle acque di balneazione europee, emerge una situazione più che positiva: l’85% delle aree censite ha superato le analisi positivamente e le acque interessate sono state classificate come “eccellenti”. Restano stabili le principali cause di inquinamento: acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli, così come acque reflue urbane.

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Driver del cambiamento positivo degli ultimi anni, la direttiva UE sulle acque di balneazione, che ha portato ad un intensificarsi dei controlli e ad un netto miglioramento nella gestione del trattamento delle acque reflue. Questo ha permesso di ridurre significativamente la quantità di rifiuti industriali e urbani non trattati destinati a confluire nelle acque di fiumi e mari: "La relazione conferma che gli sforzi compiuti dagli Stati membri negli ultimi quarant'anni, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle acque reflue, hanno dato i loro frutti - spiega Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell'Aea - Oggi la maggior parte degli europei può godere di acque di balneazione di qualità eccellente. Ma questo è solo uno dei numerosi fronti, dalla lotta all'inquinamento da plastica alla tutela della vita marina, su cui dobbiamo lavorare per migliorare la salute di mari, laghi e fiumi”.

Non va infatti dimenticato come, proprio in queste settimane, sia stata pubblicata l’indagine Beach Litter 2019, con la quale Legambiente ha denunciato la presenza e distribuzione di rifiuti lungo le coste italiane: ogni 100 metri di spiaggia sono stati trovati in media 968 rifiuti, per l’81% costituiti da plastica.

La strada per un’Europa completamente sostenibile è ancora lunga, e ogni stato membro è chiamato ad investire in innovazione e sviluppo per poter alzare il livello di intervento e mettere in atto strategie mirate alla gestione dei rifiuti e alla loro riduzione. “Le analisi, la comunicazione, il monitoraggio e la condivisione delle competenze – auspica Karmenu Vella, Commissario per l'ambiente, gli affari marittimi e la pesca - ci permettono di continuare a migliorare la qualità dei nostri siti di balneazione preferiti. Il nuovo riesame dell'attuazione delle politiche ambientali aiuterà gli Stati membri a imparare gli uni dagli altri come raggiungere e mantenere i livelli di eccellenza registrati durante il mio mandato”.

Nello specifico, la qualità delle acque di balneazione è risultata eccellente nel 95% dei siti esaminati a Cipro, Malta, Austria e Grecia. L’Italia rientra nella classifica dei primi dieci paesi per qualità delle sue acque, aggiudicandosi il 9° posto, anche se al tempo stesso registra la percentuale più elevata di siti di balneazione con acqua scarsa: 89 aree rilevate rispetto ai 79 siti censiti nel 2017, un dato che indica un trend in peggioramento, al contrario della vicina Francia, che migliora la sua posizione rispetto ai siti con scarsa qualità delle acque, riducendo il numero da 80 a 54.

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