La sostenibilità nella Legge di Bilancio 2025: incentivi, disincentivi e la nuova geografia delle priorità green
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La sostenibilità nella Legge di Bilancio 2025: incentivi, disincentivi e la nuova geografia delle priorità green

Dalla stretta IVA su discariche e incenerimento senza recupero ai piani per rendere la rete elettrica più resiliente: cosa cambia davvero nella manovra e dove resta il nodo della continuità degli investimenti

La Legge di Bilancio 2025, approvata a fine 2024, non si presenta come una “manovra verde” monografica, ma inserisce la sostenibilità in una serie di scelte fiscali e regolatorie che, nel loro insieme, ridisegnano incentivi e segnali di prezzo. Il perimetro è ampio: rifiuti, energia, riqualificazione degli edifici, transizione delle imprese e, sullo sfondo, la crescente attenzione alla rendicontazione della spesa pubblica connessa agli obiettivi climatici.

Il passaggio più netto è quello che tocca l’economia circolare. La manovra modifica l’elenco dei beni e servizi soggetti ad aliquota IVA ridotta intervenendo sul punto relativo alla gestione dei rifiuti: vengono esclusi dall’agevolazione il conferimento in discarica e l’incenerimento senza recupero efficiente di energia, sia per i rifiuti urbani sia per quelli speciali. Nel dossier parlamentare la finalità è esplicita: contribuire agli obiettivi di transizione ecologica ed energetica e favorire il rispetto della gerarchia nella gestione dei rifiuti, coerentemente con un’impostazione che punta a rendere lo smaltimento finale l’opzione residuale. È una misura che agisce come disincentivo economico verso le pratiche più impattanti, spostando l’attenzione su prevenzione, recupero e riciclo.

Sul fronte energetico, la sostenibilità entra soprattutto nella dimensione infrastrutturale e di adattamento climatico. La Legge di Bilancio prevede piani straordinari pluriennali di investimento per la rete di distribuzione dell’energia elettrica, con obiettivi che parlano il linguaggio della transizione: aumento della resilienza e dell’affidabilità del servizio anche rispetto a eventi meteoclimatici estremi, maggiore capacità di integrare la generazione distribuita da fonti rinnovabili e adeguamento delle reti per gestire l’incremento della domanda legato all’elettrificazione dei consumi. È una traiettoria che riconosce un punto spesso trascurato nel dibattito pubblico: senza reti più robuste e “smart”, la crescita delle rinnovabili e dei consumi elettrici rischia colli di bottiglia e rallentamenti.

Il capitolo edifici e riqualificazione energetica resta centrale, ma si muove dentro una cornice di razionalizzazione delle agevolazioni. Il dossier parlamentare ricostruisce gli interventi sulla disciplina delle detrazioni per recupero edilizio e riqualificazione, in un quadro che tende a rendere più selettivo l’uso dello strumento fiscale. Per imprese e famiglie significa navigare un sistema meno espansivo rispetto al passato recente, con implicazioni dirette su cantieri, filiere e capacità di riduzione dei consumi energetici nel patrimonio immobiliare.

Accanto alle leve fiscali, la sostenibilità entra anche nelle politiche per il settore pubblico. Un esempio è l’intervento sugli incentivi per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica di piccola dimensione negli edifici del Servizio sanitario nazionale e in altre strutture sanitarie pubbliche, richiamando il perimetro del conto termico. È un tassello meno visibile, ma interessante perché collega spesa pubblica e riduzione dei consumi in un comparto energivoro e strategico come quello sanitario.

La transizione, infine, passa anche dal mondo produttivo. La manovra interviene sul credito d’imposta “Transizione 5.0”, la misura che lega investimenti e riduzioni dei consumi energetici, con modifiche alla disciplina indicate nei commi dedicati. È un ambito che conta soprattutto per la sua capacità di trasformare la sostenibilità da adempimento a investimento, ma la sua efficacia dipende da semplicità di accesso, stabilità delle regole e rapidità attuativa. 

Nel racconto della sostenibilità in bilancio c’è poi un elemento trasversale: la domanda di trasparenza sugli impatti. In questa direzione si colloca il rapporto del MEF sui BTP Green, che rendiconta allocazione e impatto dei proventi, rafforzando il legame tra strumenti di finanziamento e risultati ambientali misurabili. È una chiave utile per leggere la manovra non solo come somma di norme, ma come parte di un percorso che, tra investimenti, incentivi e disincentivi, costruisce – o indebolisce – la credibilità della transizione nel medio periodo. 

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