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Un passaggio istituzionale essenziale per non interrompere la vigilanza su un settore cruciale della transizione ecologica
Nel pieno di una stagione legislativa intensa, il Senato della Repubblica è chiamato a votare, tra il 10 e il 14 novembre 2025, la conversione in legge del Decreto-Legge 3 ottobre 2025, n. 145. Il provvedimento, approvato dalla Camera e confluito nel Disegno di Legge n. 1708, prevede una misura urgente: prorogare il mandato dei componenti dell’ARERA — l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente — fino al 31 dicembre 2025 o fino alla nomina dei nuovi vertici.
Si tratta di un atto tecnico solo in apparenza. In realtà, l’estensione dei poteri dell’Autorità, seppur limitata agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti, risponde alla necessità concreta di evitare un vuoto istituzionale proprio mentre l’Italia affronta le sfide più complesse della transizione energetica. La governance dei settori energetico, idrico e ambientale non può permettersi battute d’arresto. ARERA, istituita nel 1995 per assicurare concorrenza, trasparenza e tutela nei servizi di pubblica utilità, è oggi un attore chiave per accompagnare il sistema-Paese verso la neutralità climatica. La regolazione delle tariffe, la promozione dell’efficienza energetica, il monitoraggio della qualità dei servizi e la tutela dei consumatori sono solo alcune delle funzioni che ne giustificano l’importanza strategica.
Il governo, con la firma del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha motivato l’intervento con l’urgenza di assicurare continuità alle funzioni regolatorie, in attesa di un nuovo assetto che tarda ad arrivare. Secondo quanto previsto dal testo, al termine del periodo di proroga l’Autorità dovrà trasmettere alle Camere una relazione sugli atti compiuti, rafforzando così il principio di trasparenza e il controllo parlamentare. L’iniziativa ha sollevato interrogativi legittimi anche sul piano politico. Alcuni osservatori hanno sottolineato come la mancata nomina tempestiva dei nuovi componenti possa generare disallineamenti tra esecutivo e autorità indipendenti. Altri evidenziano che questa proroga, se ben gestita, può rappresentare una misura di stabilizzazione utile a evitare paralisi operative in un settore attraversato da crisi climatiche, tensioni internazionali e trasformazioni tecnologiche.
Per le imprese, i cittadini e gli stakeholder della transizione ecologica, ciò che conta è la garanzia di una regia regolatoria autorevole, continua e competente. In questo senso, il voto del Senato non sarà soltanto un atto formale, ma un indicatore della capacità del sistema politico di presidiare, con responsabilità, gli snodi tecnici che abilitano politiche sostenibili. La sfida, ancora una volta, è rendere la sostenibilità un fatto di governo, non di emergenza.
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