Crescita dell’economia e arresto delle emissioni: è la prima volta in quarant’anni
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Crescita dell’economia e arresto delle emissioni: è la prima volta in quarant’anni

Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), il 2014 è stato il primo anno in cui le emissioni di biossido di carbonio a livello mondiale si sono arrestate, nonostante una crescita economica del 3% rispetto al 2013.

Quando è stata "la prima volta in 40 anni in cui si è assistito a uno stop o una riduzione delle emissioni dei gas serra non collegato a una regressione economica"?. Secondo quanto annunciato lo scorso 13 marzo dall'Agenzia Internazionale dell'energia (IEA), un ente intergovernativo indipendente che si occupa di esaminare il consumo energetico globale, è accaduto nel 2014.

I dati raccolti rivelano un quadro in cui il biossido di carbonio si è assestato alla quota di 32,3 miliardi di tonnellate: una cifra più che notevole, ma invariata rispetto al 2013. A questo si aggiunge un ulteriore elemento: secondo una nota stampa, durante i quattro decenni in cui la IEA ha esaminato l'accoppiata formata da crescita economica e aumento dei gas serra, "ci sono state solo tre volte in cui le emissioni si sono fermate o sono diminuite in misura paragonabile allo scorso anno, e tutte erano collegate a momenti di difficoltà dell'economia globale". 1980, 1992 e 2009: nei tre precedenti casi lo stallo era stato ricondotto a una crisi economica diffusa. Al contrario, nel 2014 la crescita dell'economia mondiale è stata del 3 per cento.

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A cosa si deve proprio ora tale divergenza fra i due fattori in gioco? Accanto alle nazioni dell'Ocse, il cui impegno nell'accompagnare alla riduzione delle emissioni una strategia di risparmio energetico ha dato buoni frutti, un ruolo fondamentale va attribuito alla Cina. Pur restando uno dei maggiori inquinatori a livello mondiale, il Paese ha dato un sostanziale impulso alla produzione di energia idroelettrica e da fonti rinnovabili (eolico e solare soprattutto), stabilizzando al contempo l'utilizzo del carbone.

La questione è simile anche per quanto riguarda il consumo di energia negli Stati Uniti, sia su base pro-capite, sia in relazione al PIL: risparmio energetico, efficienza, autoproduzione i principali antidoti alle emissioni, rilevati tanto dalla IEA quanto dal rapporto energetico annuale diffuso dalla Energy Information Administration, Agenzia del Ministero dell'Energia americana.

Un segnale di speranza, dunque, per tutti i fautori del modello dello sviluppo sostenibile, che teorizzano la possibilità di continuare a crescere senza compromettere le risorse delle generazioni future. E se la strada la percorrere in tal senso resta lunga, tanto da rendere necessaria da più parti una revisione del tradizionale modello di sviluppo, è importante rilevare come una strategia comune di gestione ragionata di beni ed energia possa contribuire a invertire una tendenza deleteria e ben radicata. La conferenza di Parigi di dicembre (COP21) è la prossima, preziosa occasione per continuare in questo senso e inserire buone pratiche sempre più efficaci ed efficienti nella politica economica globale.

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