Warming Stripes: un codice a barre svela l’andamento del riscaldamento globale
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Warming Stripes: un codice a barre svela l’andamento del riscaldamento globale

Rappresentare i cambiamenti climatici ispirandosi a un codice a barre: questa l’idea del climatologo Ed Hawkins. I colori dei codici a barre riferiti a continenti e a singoli Paesi mostrano con chiarezza un netto rialzo delle temperature negli ultimi 30 anni e consentono analisi approfondite sul passato.

Una sorta di codice a barre colorato, le cui strisce vertono verso il blu nella parte sinistra, e verso il rosso nella parte destra: in questo modo, nel 2018 il climatologo Ed Hawkins è riuscito a rappresentare graficamente le temperature mondiali e il loro rialzo, mettendo in evidenza in modo estremamente efficace l’andamento del riscaldamento globale. Ogni striscia del grafico, denominato warming stripes, rappresenta un anno, e il suo colore, in differenti toni di rosso e di blu, identifica quanto le temperature sono state al di sotto oppure al di quelle prese come riferimento, quelle registrate nel 1850. Proprio in momento in cui ci si interroga sempre più assiduamente sui costi del global warming, questa rappresentazione permette di fare analisi chiare sull’andamento delle temperature negli ultimi anni, in diverse zone del Pianeta.

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Nel grafico delle strisce di riscaldamento relativo all’Italia, ad esempio, risulta lampante la differenza tra gli ultimi 30 anni, caratterizzati da un forte surriscaldamento, e gli anni precedenti, quelli più freddi. In particolare, gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi in assoluto per la nostra penisola - da quando esistono sistemi di misurazione affidabili - con punte di 48,8° nell’ultima estate Siciliana. I grafici globali, invece, evidenziano come l’ultimo abbassamento rilevante delle temperature risalga al 1991, quando l’eruzione del vulcano Pinatubo, nelle Filippine, sprigionò una grande quantità di aerosol di zolfo, formando uno schermo al calore dei raggi solari.

La fase di relativo raffreddamento che ha interessato i decenni tra il 1950 ed il 1990 è da attribuire a due fattori: la variabilità multidecennale, causata da naturali oscillazioni degli oceani, e l’alta quantità di particelle inquinanti (aerosol solforoso e nerofumo) che, ancora una volta, ha fatto da scudo ai raggi solari. Dall’esame delle warming stripes dei singoli Paesi, poi, emerge che i fenomeni climatici non interessano in modo uniforme tutte le zone del mondo contemporaneamente e allo stesso modo. L’Egitto, ad esempio, faceva già i conti nel 1930 con l’innalzamento delle temperature, mentre negli stessi anni molte altre zone del mondo erano uscite da poco da una fase, quella tra il 1900 ed il 1910, caratterizzata dall’abbassamento delle temperature più alto mai visto nei precedenti 11.400 anni.

Prima di ideare le Warming Stripes, Ed Hawkins, professore di Scienze Climatiche presso l’Università Inglese di Reading, aveva già provato a rappresentare l’andamento del surriscaldamento del Pianeta in modo visivo, con l’ausilio, ad esempio, di grafici a spirale animati. La facile interpretazione di questi elaborati visivi valse molto successo ad Hawkins, che fu tra gli autori del quinto rapporto sul clima dell’Ipcc del 2014. L’intuizione di rappresentare i cambiamenti climatici ispirandosi a codici a barre colorati, che il Professore ebbe nel 2018, fu la vera svolta.
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