Unione Europea: avanti tutta nella lotta alle emissioni di CO2
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Unione Europea: avanti tutta nella lotta alle emissioni di CO2

Immagine: Jasmin SesslerUnsplash


Dai ventisette Stati membri via libera all’ampliamento del sistema Ets, a un fondo sociale per il clima da 86 miliardi di euro e a una tassa sui beni più inquinanti che entrano nel mercato comunitario.

L’Unione Europea amplia e rafforza il sistema Emissions Trading System (Ets), introdotto nel 2005 per fissare un prezzo alle emissioni di CO2 sotto forma di crediti che le aziende di alcuni settori ad alto impatto ambientale devono comprare per avere il diritto a emetterne nell’atmosfera (secondo il principio "chi inquina paga”). Istituisce un fondo sociale per il clima. Dà il via libera a una tassa sui beni più inquinanti che entrano nel mercato comunitario. Sono queste le tre principali novità introdotte dall’accordo raggiunto lo scorso dicembre dalle istituzioni europee dopo una lunga maratona negoziale, un’intesa dei Ventisette membri che dovrà ora essere approvata ufficialmente da Parlamento e Consiglio dell’Unione.


Le novità nel sistema Ets

Se sino ad oggi i comparti sottoposti al regime Ets sono stati l’industria pesante, la produzione di elettricità e di calore o il settore dell’aviazione civile, grazie alla nuova intesa presto si aggiungeranno alla lista anche i trasporti via mare e via gomma, l’edilizia, i combustibili per il manifatturiero e, più in là nel tempo, gli inceneritori municipali.

Il sistema non dovrebbe provocare un incremento di costi troppo elevato a carico delle famiglie. Nel caso ciò avvenisse, tuttavia, l'entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno. Grazie alle novità annunciate a dicembre, la riduzione delle emissioni nocive legate all'ETS, oggi al 43%, dovrà raggiungere il 62% da qui al 2030 rispetto ai dati del 2005, un target più ambizioso rispetto all’obiettivo previsto in precedenza.


Un fondo sociale per il clima

La seconda novità riguarda l’istituzione di un fondo sociale per il clima, che disporrà di un plafond di oltre 86 miliardi di euro, risorse messe a disposizione dei Paesi dell’Unione Europea sia per la realizzazione di interventi strutturali (tra cui il risanamento degli edifici, la promozione delle energie rinnovabili, le soluzioni di decarbonizzazione, le infrastrutture per i veicoli a zero e basse emissioni, l’utilizzo del trasporto pubblico e dei servizi di mobilità condivisa) sia per erogare crediti diretti alle famiglie del Vecchio Continente. Il tutto con l’obiettivo di tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell'energia.


Una tassa sulle emissioni inquinanti

Il terzo punto riguarda l’applicazione alle frontiere comunitarie di una tassa sulle emissioni inquinanti per le aziende straniere, al fine di applicare il prezzo della CO2 dell'Ue ai prodotti importati di alcuni settori e consentire così alle imprese europee di competere ad armi pari con le realtà di quei Paesi extraeuropei dove le politiche ambientali sono meno stringenti. Grazie a questa nuova Carbon Tax, l’Unione conta di frenare il fenomeno della delocalizzazione industriale e la conseguente perdita di posti di lavoro.

Per quanto riguarda le tempistiche, le compagnie di navigazione inizieranno a pagare per le loro emissioni di CO2, metano e protossido di azoto a partire dal 2026, mentre dal 2027 sarà la volta dei trasporti su strada e degli edifici, ovvero delle emissioni provocate dai carburanti alla pompa e dal combustibile da riscaldamento. La partenza del Fondo sociale è stata programmata per il 2026 con 86,7 miliardi di euro di risorse (65 miliardi dalla Ue, il resto grazie al cofinanziamento nazionale) messe a disposizione fino al 2032. L’entrata della Carbon Tax dovrebbe avvenire quindi, gradualmente, dal 2026 al 2034.

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