Traffico da imbarcazioni, identikit dello smog di Venezia
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Traffico da imbarcazioni, identikit dello smog di Venezia

Una ricerca dell'Università Ca' Foscari rivela che a Venezia tra il 7% e il 9% delle nanoparticelle è dovuto al traffico da imbarcazioni. La ricerca è stata possibile grazie al programma Interreg Italia-Croazia e fa parte delle attività del progetto ECOMOBILITY.

Indice puntato a Venezia contro il traffico da imbarcazioni. Secondo i risultati preliminari di una ricerca dell'Università Ca' Foscari, tra il 7 e il 9% delle nanoparticelle con diametro inferiore a 0,1 micron (un decimillesimo di millimetro), sono dovute agli scarichi delle barche. Il risultato, ottenuto da un campionamento svolto tra agosto e novembre 2018 posizionando una specifica apparecchiatura sul Canale della Giudecca, ha lo scopo di espandere la conoscenza scientifica sull'inquinamento atmosferico a Venezia, una delle città italiane più colpite dallo smog.

La ricerca è stata possibile grazie al programma Interreg Italia-Croazia e fa parte delle attività del progetto ECOMOBILITY, coordinato dall'Università Ca’ Foscari e finanziato con 830mila euro. Studi precedenti avevano già dimostrato che l'impatto del traffico marittimo aumenta al diminuire della dimensione delle particelle, ma le poche analisi effettuate si erano limitate al massimo a 1 micron di dimensione. A livello medico-sanitario, le nanoparticelle sono insidiose perché possono penetrare più in profondità nell’apparato respiratorio, causando disturbi più o meno seri alla salute.

Elena Gregoris, ricercatrice di Chimica analitica alla Ca' Foscari, ha dichiarato: “Ci siamo chiesti quanto del particolato inferiore al micron fosse dovuto alla presenza delle navi nella nostra città confermando che il traffico marittimo incide più con nanoparticelle che con quelle più grandi e calcolando il contributo: mentre le nanoparticelle ‘navali’ arrivano al 9% del totale, per dimensioni superiori non si supera il 3%».

 

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Al progetto hanno partecipato anche l'Università e la municipalità di Rijeka in Croazia, Regione del Veneto e l'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) in Italia. La dimensione transfrontaliera dell'iniziativa, infatti, ha permesso un confronto proprio con Rijeka, altra città portuale, dove l’impatto da traffico navale risulta inferiore rispetto a quello misurato a Venezia. Anche nel porto croato le nanoparticelle hanno mostrato un impatto più elevato (2%) rispetto al particolato delle particelle più grandi (0,5%).

Il progetto intende promuovere la sostenibilità ambientale del trasporto stradale e navale in aree costiere attraverso una serie di azioni e pratiche mirate. Oltre alle analisi sull’inquinamento, il team internazionale ha sviluppato l'applicazione per smartphone e tablet EcoMobility. Si tratta di un vero e proprio strumento, messo a disposizione delle amministrazioni locali, che permette ai cittadini sia di avere informazioni in tempo reale sull'inquinamento della città, che di pianificare viaggi a basso impatto ambientale.

“I dati di inquinamento provengono dalle centraline ARPAV e non sono utilizzati solo per l'applicazione” spiega Andrea Gambaro, professore di Chimica analitica e coordinatore del progetto.“Abbiamo anche creato un sistema di supporto per i gestori del traffico urbano che ricevono degli avvisi in tempo reale, al superamento di determinate soglie di inquinamento. In questo modo gli enti preposti possono intervenire preventivamente per evitare il sovrainquinamento».

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