Sviluppo sostenibile: l’Italia occupa il 23esimo posto tra i Paesi UE
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Sviluppo sostenibile: l’Italia occupa il 23esimo posto tra i Paesi UE

Secondo la classifica di Sustainable Development Solutions Network avrebbe influito la pandemia da Covid19

Con un punteggio di 68/100, l’Italia è al 23esimo posto nella classifica di SDSN Sustainable Development Solutions Network nel suo Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa 2021, rete dell’Onu che mobilita competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato per sostenere la risoluzione pratica dei problemi per lo sviluppo sostenibile a livello locale, nazionale e globale. Sul podio della sostenibilità troviamo invece Finlandia, Svezia e Danimarca, eccellenze tra i Paesi europei che meglio sposano i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.La classifica nasce grazie alla misurazione di un indice specifico denominato “Leave No One Behind Index” che misura le disuguaglianze rispetto a quattro parametri: povertà, servizi, genere, reddito.

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Il report evidenzia anche che, per la prima volta dall’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel 2015, nel 2020 il punteggio medio dell’ “SDG Index dell’UE” non è aumentato, anzi è leggermente diminuito in media, principalmente a causa dell’impatto negativo del Covid su aspettativa di vita, povertà e disoccupazione. In riferimento alla situazione legata alla pandemia, secondo il report di Sdsn, la Finlandia sarebbe in cima all’Indice della sostenibilità proprio perché tra le nazioni meno colpite dal Covid, soprattutto in relazione agli altri Paesi Ue. Il report mette in evidenza anche l’aspetto legato alle emissioni: l’Europa è responsabile dell’emissione di solo l’8-10% della CO2 a livello globale, rispetto all’Asia che pesa per il 60%, ma attraverso le importazioni l’Europa genera emissioni di CO2 in altre parti del mondo, tra cui Africa, Asia-Pacifico e America Latina. Mentre le emissioni domestiche di CO2 sono diminuite da molti anni nell’UE, le emissioni di CO2 emesse all’estero per soddisfare il consumo dell’UE sono aumentate nel 2018 ad un ritmo più rapido del Pil.

Secondo il rapporto, strumenti europei come il Multiannual Financial Framework, il NextGenEU e la Recovery and Resilience Facility sono una potenza finanziaria per accelerare la trasformazione dell’UE nel periodo 2021-2027. Tuttavia, le linee guida fornite agli Stati Membri per preparare i loro piani nazionali di recupero e resilienza non includono alcun riferimento agli Obiettivi si sviluppo sostenibile. "Una sfida importante sarà garantire che l’insieme dei piani nazionali di rilancio si aggiunga a trasformazioni coerenti e ambiziose degli Sdgs a livello dell’Ue, compresa la trasformazione dei sistemi energetici e alimentari/del territorio” secondo gli analisti. L’Europa, in generale, risulta ancora indietro nella mappa dei 17 Obiettivi, soprattutto sui temi della dieta e dell’agricoltura sostenibile, del clima e della biodiversità (obiettivi 2, 12-15). Proprio su questi fronti, l’analisi dei Piani di ripresa e resilienza di due nazioni come Italia e Spagna, che sono destinatarie di grosse fette dei fondi Ue e che hanno per il 90% obiettivi legati agli Sdgs nei loro piani, non sembra convincente: secondo l’organismo delle Nazioni Unite a questo obiettivi vengono dedicate “misure di minor impatto” rispetto a quanto servirebbe.

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