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Il contributo di oggi è stato fornito da Associazione EBS - Energia da Biomasse Solide

Il circolo virtuoso degli incentivi alle biomasse solide per la transizione ecologica 

Mentre in Europa proseguono i negoziati interistituzionali che hanno come oggetto di dibattito le energie rinnovabili e lo sviluppo del relativo quadro normativo, in primis con la revisione della direttiva cosiddetta RED III, l’Italia continua a investire in tecnologie e filiere verdi per completare il processo di transizione ecologica. Un percorso indirizzato anche all’indipendenza energetica da altri Paesi, come la Russia.

Per sostenere le imprese che producono energia elettrica da fonti rinnovabili, immettendola in rete o promuovendo l’autoconsumo, esiste in Italia un sistema incentivante. In sostanza lo Stato finanzia la transizione ecologica e il raggiungimento della grid parity per consentire a chi produce energia rinnovabile di poter “concorrere” alla pari con le fonti fossili sui mercati. Altrimenti non ci sarebbe convenienza a esercire gli impianti.

Oltre al più noto Conto Energia per il fotovoltaico, ricordiamo i Certificati Verdi (sostituiti dalla tariffa GRIN), il premio di filiera corta, gli incentivi introdotti con i decreti di luglio 2012 e giugno 2016 e le “Garanzie di Origine”, certificazione europea dell’energia verde.

Gli incentivi alle rinnovabili servono anche per compensare gli effetti negativi di un’economia ancora troppo energivora e dipendente dagli idrocarburi e manterranno un ruolo fondamentale finché non avremo colmato il gap che ci separa dalla completa transizione ecologica. Lo sforzo è enorme ed è suddiviso tra incentivi alle rinnovabili, agevolazioni per l’efficienza e tasse sulle emissioni. Ma il beneficio di questo sistema è concreto già oggi, grazie ai vantaggi dell’economia circolare su cui si fonda la produzione di energia elettrica dalla fonte rinnovabile delle biomasse solide. È importante distinguere in questo settore l’ambito industriale da quello residenziale. Su scala industriale, il settore delle biomasse solide vede tradursi l’attività dei suoi operatori in una serie di esternalità positive: prima di tutto le minori emissioni ambientali, di gran lunga inferiori rispetto a quelle provocate dall’utilizzo, per la stessa energia elettrica prodotta, di combustibili fossili che contengono composti di zolfo e metalli pesanti; inoltre, il riutilizzo degli scarti industriali, la riduzione della dipendenza energetica dall’estero e la creazione di economie locali (le filiere) che altrimenti non avrebbero la forza di svilupparsi e che generano occupazione, anche nei territori più interni e svantaggiati.

Quando la fonte di energia è rinnovabile e lo scarto riutilizzabile, il cerchio si chiude e la transizione ecologica si realizza in maniera autentica. La disciplina europea dell’End of waste si riferisce al percorso che trasforma lo scarto in un prodotto con un ruolo ancora utile. Bisogna partire dal presupposto che gli scarti di alcune filiere, come quella agroalimentare o quella forestale, se non reimpiegati, dovrebbero essere necessariamente smaltiti e tale attività avrebbe un costo. Gli operatori industriali delle biomasse solide non solo si occupano di recuperare tali residui, ma riconoscono alle rispettive filiere anche il costo per il loro acquisto poiché, essendo biodegradabili, hanno un contenuto di energia rinnovabile recuperabile. Ciò significa ridurre la componente scarto e incrementare la componente valore. Il Governo riconosce l’importanza del meccanismo, sostenendola con un premio aggiuntivo agli incentivi attuali per favorire l’economia circolare, lo sviluppo delle rinnovabili e dunque la transizione ecologica.

 

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