Particelle inquinanti nei polmoni dei feti: cosa dice la ricerca
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Particelle inquinanti nei polmoni dei feti: cosa dice la ricerca

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet Planetary Health, le particelle inquinanti arrivano direttamente ai polmoni dei bambini prima che nascano.

L’inquinamento è una delle cause di morte più frequenti al mondo. Ad oggi, più del 90% della popolazione mondiale vive in luoghi in cui la soglia di inquinamento atmosferico è al di sopra di quella fissata dalle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con conseguenti morti precoci ogni anno. C’è un altro dato, però, ad allarmare gli scienziati. Una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet Planetary Health ha confermato una tesi che, già nel 2018, iniziava a essere nota ai ricercatori: le particelle inquinanti riescono a penetrare nei polmoni, nel fegato e nel cervello dei bambini, prima ancora della loro nascita.


Il legame tra gestazione e inquinamento atmosferico

Da anni è nota alla scienza la correlazione tra alto tasso di inquinamento e aborti spontanei, basso peso alla nascita e nascite premature. Con la nuova ricerca il quadro si complica, perché è stato dimostrato che le particelle inquinanti sono in grado di attaccarsi direttamente alla placenta. Le prime osservazioni di questo fenomeno risalgono al 2018, con un’equipe guidata dal Prof. Jonathan Grigg della Queen Mary University di Londra. Il Professore ha definito, in un’intervista sul The Guardian, “molto positivo” l’apporto del nuovo studio, ma allo stesso tempo “preoccupante, perché non sappiamo ancora cosa succede quando le particelle si depositano nei vari organi rilasciando lentamente le sostanze chimiche nocive". 

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Gli esiti del nuovo studio

Il nuovo studio è stato condotto da un team di scienziati diretti dal Professor Tim Nawrot, dell'Università di Hasselt in Belgio e dal Professor Paul Fowler, dell'Università di Aberdeen in Scozia. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione di gestanti non fumatrici residenti in Scozia e Belgio, presso luoghi con inquinamento atmosferico relativamente basso. I 36 feti esaminati in Scozia provenivano da interruzioni volontarie di gravidanze, effettuate tra le sette e le 20 settimane di gestazione. I ricercatori hanno riscontrato la presenza di particelle inquinanti in tutti i campioni di polmone, fegato e tessuto cerebrale esaminato, oltre che nel cordone ombelicale e nella placenta. La concentrazione di particelle era più elevata se la madre viveva in zone con più alto inquinamento atmosferico. I risultati dello studio sono chiari: "Abbiamo dimostrato per la prima volta che le nanoparticelle di carbonio non solo entrano nella placenta nel primo e nel secondo trimestre, ma riescono ad annidarsi negli organi del feto in via di sviluppo", ha dichiarato il professor Paul Fowler in un’intervista al The Guardian. Il professor Tim Nawrot ha anche aggiunto che "Le normative sulla qualità dell'aria dovrebbero tener conto di questo fenomeno che avviene durante la gestazione e agire per proteggere le fasi più delicate dello sviluppo umano". Questo dato, oltre ad aprire nuovi orizzonti per la ricerca nel campo, evidenzia ancora di più la necessità di abbassare le emissioni di particelle inquinanti nell’atmosfera.

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