La Guerra di Cam, cosa resta del nostro pianeta
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La Guerra di Cam, cosa resta del nostro pianeta

Il film di Laura Muscardin è vincitore del premio Cial per l’Ambiente al Giffoni Film Festival 2020.

Guerre ed eventi climatici hanno distrutto il nostro mondo che è tornato ad uno stato selvaggio e in condizioni di abbandono. È la storia alla base del film “La Guerra di Cam”, unico lungometraggio in concorso alla 50° edizione del Giffoni Film Festival e vincitore del premio Cial per l’Ambiente.  Il film di Laura Muscardin è stato proiettato il 2 settembre a Palermo, all'interno della Rassegna cinematografica “Talè, il cinema sotto le stelle”, organizzata per il secondo anno dallo Stand Florio e dalla scuola di cinema Piano Focale.

Il film, disponibile su piattaforma Chili, racconta in 90 minuti ciò che potrebbe accadere al nostro pianeta: la decadenza e la distruzione sono viste con gli occhi di un bambino, Cam che, rimasto orfano, si trova costretto ad affrontare un viaggio alla ricerca della sorella Dede, rapita dai trafficanti. In questo pellegrinaggio verso la ricerca della famiglia, la ricostruzione e la crescita interiore, Cam sarà accompagnato da un misterioso e controverso frate.

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Uno spunto di riflessione per le nuove generazioni riguardo al tema del rispetto del nostro pianeta e per l’essere umano: “La verità è che siamo dei cannibali, ci siamo mangiati il pianeta con le nostre stesse mani” spiega il frate al bambino in una delle scene girate tra la Sicilia occidentale, nella valle del Belice colpita dal terremoto del 1968 e l’Emilia Romagna, nelle zone di Ferrara e Comacchio. “Location selvagge, abbandonate, dove la natura si è riappropriata dei suoi spazi, in un mondo del futuro ma privo di tecnologia e tornato all'analogico” sottolinea Gianni Cannizzo, aiuto regia del film e moderatore dell’evento. ”L’ambiente è il terzo protagonista dunque, ostile e meraviglioso al tempo stesso”.

Il film esce in un momento particolare e molto fragile per l’industria cinematografica, colpita dal lockdown in seguito all'emergenza Covid-19 che ne ha bloccato la distribuzione. Il lungometraggio, prodotto da Movie Factory, con il contributo del MiBACT, con il sostegno di Sicilia Film Commission, Emilia-Romagna Film Commission era in concorso al Giffoni nella sezione Generator +13, composta da giurati fra i 13 e i 16 anni.

Il premio CIAL, Consorzio Nazionale no-profit che si occupa di avviare al riciclo gli imballaggi e i contenitori in alluminio raccolti, è stato assegnato “per il racconto drammatico ma al tempo stesso pieno di speranza scelto dalla regista che, nonostante si riferisca ad un futuro sconosciuto, si rivela per certi aspetti fortemente attuale.  Il film racconta ai più giovani quanto il mondo in cui viviamo può diventare ostile se da noi maltrattato e quanto invece può esserci amico se sappiamo rispettarlo, senza abusarne”.

La regista Laura Muscardin, intervenuta a fine proiezione in collegamento da Roma ha raccontato le motivazioni che l’hanno spinta alla scelta delle location: “La luce e i colori naturali servivano per raccontare al tempo stesso una natura contaminata dalla devastazione del mondo, ma che in qualche modo è anche protagonista del film. Le location sono posti lontani ma raccontano l’incompiuto descrivendo un mondo senza tempo, ciò che può esistere o che potrebbe diventare per colpa dell’uomo”. L’attenzione all'ambiente si è spostata anche sul set: la regista e la produzione hanno scongiurato l’uso di plastica. Niente bottiglie, bicchieri e incarti dei pasti monouso per la troupe dunque, ma via libera all'utilizzo di borracce, piatti e posate in acciaio riutilizzabili.

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