La Corte dei Conti europea: “il principio chi inquina paga” non è ancora pienamente applicato nell’UE
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La Corte dei Conti europea: “il principio chi inquina paga” non è ancora pienamente applicato nell’UE

Importante e rilevante la dichiarazione espressa lo scorso 5 luglio da parte della Corte dei Conti europea in merito allo stato di applicazione all'interno dell'UE del “principio chi inquina paga”.

La Corte dei Conti europea, l’istituzione europea volta a gestire finanziariamente il bilancio dell’Unione, afferma nel corpo del proprio documento, la “Relazione speciale Il principio chi inquina paga non è uniformemente applicato nelle diverse politiche e misure dell’UE” (di seguito la Relazione speciale), che il principio "chi inquina paga" necessiti ancora di maggiore ed ulteriore applicazione e copertura da parte di molti Stati membri. Sebbene dunque la politica programmatica europea nonchè quella  di molti Stati membri decanti la transizione verde come una prassi di facile attuazione, non sembrerebbe così agli occhi del "revisore europeo".

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Il principio chi inquina paga: storia e applicazione

Il principio chi inquina paga è stato elaborato dall’OCSE a partire dal 1972 ed è stato successivamente oggetto nel 2004 di una Direttiva ad hoc da parte del Parlamento e del Consiglio europeo, la Direttiva 2004/35 sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale (di seguito la Direttiva 2004/35). Nel 1992 inoltre la Dichiarazione di Rio, la dichiarazione redatta a seguito della Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo che si è tenuta dal 3 al 14 giugno del 1992 nella capitale brasiliana, ha incluso il principio “chi inquina paga” tra i 27 principi guida per lo sviluppo sostenibile futuro.

In particolare, l’articolo 8 (Costi di prevenzione e di riparazione) della Direttiva 2004/35 prevede che l’operatore in caso di incidente ambientale sostenga i costi delle azioni di prevenzione e di riparazione. A tal proposito giova sottolineare inoltre come la Relazione speciale nella sezione "Finanziamenti" metta in luce come non solo una cospicua parte del bilancio europeo sia volta al conseguimento degli obiettivi in materia ambientale ma anche che il bilancio europeo finanzi tramite Fondi ad hoc (quali il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione e il Programma LIFE) progetti per la bonifica di siti inquinati, di protezione ambientale e relative infrastrutture. Il revisore europeo inoltre evidenzia che se gli operatori non dispongono di una adeguata garanzia finanziaria, tali costi graverebbero sui contribuenti nonché sui cittadini europei.

Le raccomandazioni della Corte dei Conti europea alla Commissione europea

La Corte dei Conti europea infine raccomanda alla Commissione europea,  l’organo presieduto da Ursula Von der Leyen, di agire quanto prima ed in particolare di:

  • valutare le possibilità per integrare maggiormente il principio “chi inquina paga” nella normativa ambientale;
  • esaminare la possibilità di rafforzare  la concreta applicazione della Direttiva 2004/35;
  • evitare che i fondi comunitari siano utilizzati per finanziare progetti che alla fine vengono posti a carico dei meri cittadini e non dei colpevoli.

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