Ispra, l’Italia cresce e sceglie sempre più il riciclo. Ancora troppo alto l’export dei rifiuti
Ambiente

Ispra, l’Italia cresce e sceglie sempre più il riciclo. Ancora troppo alto l’export dei rifiuti

Pubblicato a fine 2022 il 24° Rapporto sui Rifiuti Urbani Ispra con numeri che certificano per l’Italia una crescita della raccolta differenziata, ma contemporaneamente alcuni ritardi sugli obiettivi europei. 

L’Italia è tornata a produrre rifiuti all’interno delle città e non è un caso il ritorno di statistiche in aumento nell’anno in cui le attività - e gli spostamenti - sono ripresi a pieno regime in tutta la penisola dopo la pandemia. E’ una delle analisi contenute all’interno del Rapporto Rifiuti Urbani 2022, diffuso come di consueto da Ispra negli ultimi giorni dell’anno, che ha fotografato i risultati per raccolta differenziata, gestione del ciclo di smaltimento, import ed export dei rifiuti, quest’ultimo un aspetto fondamentale per il calcolo della Tari.

Italia (e italiani) bene con la differenziata, ma con importanti differenze regionali

Secondo il rapporto GreenItaly 2021, l’Italia è il primo Paese europeo per il riciclo dei rifiuti. I dati raccolti da Ispra certificano per il nostro Paese un aumento della raccolta differenziata dell’1 % nel 2021, per una percentuale totale del 64% della produzione nazionale. Dopo la lieve flessione registrata nel 2020 (-0,9%), la raccolta è aumentata di circa 720 mila tonnellate (da 18,2 milioni passata a quasi 19 milioni di tonnellate). A livello di macroarea - rileva l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale - le percentuali di raccolta rispetto alla produzione totale sono pari al 71% per le regioni settentrionali, al 60,4% per quelle del Centro e al 55,7% per le regioni del Mezzogiorno.

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I dettagli regionali

Nel 2021 raggiungono o superano l’obiettivo del 65%, fissato dalla normativa europea per il 2012, ben 9 regioni italiane: Veneto (76,2%), Sardegna (74,9%), Lombardia (73%), Trentino-Alto Adige (72,6%), Emilia-Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli-Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%) e Piemonte (65,8%). Sono prossime all’obiettivo l’Abruzzo (64,6%), la Toscana (64,1%) e la Valle d’Aosta (64%). La Basilicata, la cui percentuale mostra un incremento di oltre 6 punti, si colloca al 62,7%, mentre il Molise, la Puglia e la Liguria si attestano, rispettivamente, al 58,8%, al 57,2% e 55,2%. La Campania raggiunge il 54,6%, il Lazio il 53,4% e la Calabria, con una crescita di 1,5 punti, il 53,1%. Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020 (42,3%). In particolare, in questa regione, nel quinquennio 2017-2021, la percentuale di raccolta differenziata è più che raddoppiata.

Corsa contro il tempo per raggiungere gli standard europei sulla percentuale di rifiuti avviati agli impianti. Nel 2021 export all’estero per oltre 650 mila tonnellate di rifiuti

Se la differenziata supera il 64%, il riciclaggio effettivo dei rifiuti urbani ha superato di poco il 48%, restando lontano 7 punti percentuali dal 55% stabilito come obiettivo europeo da conseguire nel 2025, 12 punti percentuali del 60% del 2030 e 17 punti percentuali dal 65% da raggiungersi nel 2035. In Italia gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2021, sono 657 e sono così distribuiti: 349 al Nord, 116 al Centro e 192 al Sud. Il trattamento della frazione organica è aumentato, ancora con soddisfazione per il secondo anno consecutivo, infatti la quantità totale recuperata (8,3 milioni di tonnellate) stabilisce, nel confronto con il 2020, un incremento di 188 mila tonnellate (+2,3%). La quota dei rifiuti organici passa da circa 6,6 milioni di tonnellate a circa 6,8 milioni di tonnellate (pari all’81,6% del totale trattato), evidenziando una crescita di 190 mila tonnellate, pari al 2,9%. Scendendo nel dettaglio geografico, Ispra nota un miglioramento delle performance in tutto il paese. A Nord è stata evidenziata una crescita di circa 123 mila tonnellate (+2,8%), più contenuta, ma superiore in termini percentuali è stata la crescita nelle regioni centrali (circa 33 mila tonnellate, pari al 4,2%), mentre è rimasta costante la progressione nelle regioni del Mezzogiorno, dove è stato registrato aumento di oltre 34 mila tonnellate, pari al 2,5%.

L’export vince sull’import dei rifiuti

La bilancia import/export ancora fortemente sbilanciata verso l’esportazione dei rifiuti fuori dal Paese. Nel 2021 sono partite dall’Italia 659 mila tonnellate e ne sono state importate 219 mila. I rifiuti esportati sono prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (immondizia indifferenziata trattata a freddo), pari al 6,3% del totale e destinati in Spagna, Portogallo e Germania, seguiti dal combustibile solido secondario (ottenuto dalla lavorazione della componente secca dei rifiuti urbani), pari al 23,9% e destinato all’isola di Cipro, in Portogallo, in Austria e in Grecia. Ne segue che il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 194,5 euro/abitante (nel 2020 era 185,6) in aumento di 8,9 euro ad abitante.

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