IPCC: gestione del suolo e riscaldamento globale
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IPCC: gestione del suolo e riscaldamento globale

Il report speciale dell’IPCC, recentemente pubblicato, denuncia la stretta connessione tra riscaldamento globale, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio e sicurezza alimentare. L'appello è di accelerare il processo di decarbonizzazione, rivedendo al contempo la gestione del suolo e il sistema di produzione alimentare.Desertificazione, degrado del suolo, surriscaldamento globale, messa a rischio della sicurezza alimentare. Pensare che questi concetti siano separati e indipendenti è follia, viste le reazioni a catena -tutte negative- che ciascuno di essi è in grado di generare.

E così, il circolo vizioso evidenziato dal rapporto speciale dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems presentato lo scorso agosto a Ginevra, non è altro che una triste conferma: l'eccessivo consumo del suolo contribuisce al cambiamento climatico, che a sua volta impatta grandemente sullo stato ambientale del Pianeta.

Secondo gli esperti, non è sufficiente limitare gli effetti della crisi climatica tagliando “semplicemente” le emissioni causate da produzione industriale, impianti energetici e trasporti. Il report avverte, infatti, che per avere successo occorrerà rivedere l'intero sistema di produzione alimentare e, parallelamente, rendere sostenibile la gestione dei territori e delle risorse naturali. 

"L'agroecologia contadina, l'agricoltura familiare e i piccoli agricoltori, devono essere messi al centro dei sistemi agricoli, a differenza dell'agricoltura industriale, che non solo non dà la possibilità di nutrire in modo sano e nutriente ma aggrava anche il cambiamento climatico"  ha affermato Pauline Verrière, responsabile per la sicurezza alimentare dell'organizzazione umanitaria Azione contro la Fame, commentando il documento.

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 "I paesi del Nord devono anche riconsiderare le loro modalità di consumo per limitare drasticamente il loro impatto sui cambiamenti climatici, che colpisce in particolare i Paesi del Sud. È l'intera catena di produzione alimentare che deve essere interessata da questi cambiamenti: in particolare la deforestazione, gli additivi chimici, l’agricoltura e lo spreco alimentare".

“In un futuro con piogge più intense aumenta il rischio di erosione del suolo nei campi coltivati e la gestione sostenibile del territorio è un modo per proteggere le comunità dagli impatti dannosi di questa degrado del suolo e dalle frane” ha dichiarato dal canto suo il professor Kiyoto Tanabe, co-direttore della Task Force on National Greenhouse Gas Inventories.

Non è un caso che circa 500 milioni di persone vivano attualmente in zone desertificate. Ne consegue che la gestione sostenibile del suolo risulti determinante per prevenire i drammatici effetti dei sempre più frequenti eventi climatici estremi.

Il documento è il frutto di quasi tre anni di lavoro da parte di oltre 100 scienziati provenienti da 52 Paesi. Tutti concordi nel dichiarare che il cambiamento climatico -aggravato da agricoltura intensiva, sovrasfruttamento del suolo e delle risorse- è in grado di colpire i cosiddetti 4 pilastri della sicurezza alimentare: disponibilità, accessibilità, utilizzo e stabilità.

Da qui l'appello per un'efficace cooperazione internazionale, a tutti i livelli della società: “Il livello di allarme è lo stesso di quello già indicato con il report sulla necessità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C pubblicato lo scorso ottobre” hanno denunciato gli esperti dell’IPCC. “Dobbiamo raggiungere i decisori politici, ma anche la società civile e le giovani generazioni perché abbiamo visto come le pressioni provenienti da queste fasce di popolazione abbiano influenzato i Governi mondiali”.

E così, il panel intergovernativo richiama all’urgenza di accelerare il processo di decarbonizzazione e un cambio di paradigma a livello mondiale. Come ribadisce il claim di presentazione del rapporto, all’umanità è rimasto pochissimo tempo e occorre agire immediatamente: “La terra è il posto in cui viviamo. La terra è sottoposta alla crescente pressione dell’uomo. La terra è parte della soluzione. Ma la terra non può fare tutto da sola”.

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