Il PNRR diventa finalmente realtà
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Il PNRR diventa finalmente realtà

Dopo tante incertezze e polemiche, il Governo italiano è riuscito a terminare la redazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (di seguito il PNRR) e ad inviarlo tempestivamente alla Commissione europea entro il 30 aprile, così come stabilito nell’articolo 18 del Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, il Recovery and Resilience Facility).

Il Recovery and Resilience Facility e il PNRR: cosa sono e a cosa servono

Il Recovery and Resilience Facility, noto anche come il dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, è la colonna portante di Next Generation UE, lo strumento ideato dalla Commissione europea al fine di aiutare gli Stati membri a fronteggiare le gravi conseguenze sociali, politiche ed economiche generate dalla pandemia da Covid-19. Next Generation UE prevede lo stanziamento di 750 miliardi di Euro a favore dei Paesi europei tramite i seguenti fondi:

  • Recovery and Resilience Facility;
  • React - EU;
  • Horizon Europe;
  • Fondo InvestEU;
  • Sviluppo rurale;
  • Just Transition Fund;
  • RescEU.

Giova precisare che React- EU ha un plafond di circa 47,5 miliardi di Euro e verrà utilizzato nel breve termine ossia negli anni 2021 e 2022 per aiutare i Paesi membri nella fase inziale, il Recovery and Resilient Facility invece non solo rappresenta la parte più rilevante dei finanziamenti ma ha anche una durata maggiore. Si stima che difatti sarà utilizzato per 6 anni, dal 2021 sino al 2026, e le risorse ammonterebbero a 672,5 miliardi di Euro di cui 360 miliardi verranno erogati sottoforma di prestiti e i restanti 312,5 miliardi in sovvenzioni.

Al fine di poter usufruire degli aiuti stanziati dall’Unione europea, gli Stati membri erano tenuti a presentare alla Commissione europea i Piani nazionali di ripresa e resilienza entro il 30 aprile. Il primo a presentare ufficialmente il proprio piano è stato il Portogallo il cui Primo Ministro, Antonio Costa, presiede il Consiglio dell’Unione europea dal 1° gennaio 2021. Quanto all’Italia e al suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il Governo presieduto dall’ex Presidente della Banca Centrale Italiana, Mario Draghi, è riuscito ad inviare tempestivamente il proprio piano di investimenti e di riforme. Il PNRR italiano si struttura in 16 componenti e 6 missioni. Le missioni sono:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • Istruzione e ricerca;
  • Inclusione e coesione sociale;
  • Salute.

Il Ministero che si occuperà di visionare l’andamento nonché l’attuazione del PNRR sarà il Ministero dell’Economia, rappresentato attualmente da Daniele Franco. La struttura di coordinamento “centrale” si avvalerà della collaborazione di ulteriori due strutture “periferiche” di cui una deputata alla valutazione e l’altra al controllo. Nel corpo del PNRR si legge inoltre che un ruolo primario spetterà anche alle Amministrazioni territoriali che, tramite task force locali, dovranno essere di supporto nella realizzazione dei progetti e delle riforme e nella semplificazione dunque delle procedure.

Cosa prevede la Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

I piani nazionali per la ripresa e la resilienza, al fine di poter essere inizialmente approvati dalla Commissione europea e successivamente valutati positivamente dal Consiglio, devono destinare almeno il 37% delle risorse al settore green ed i progetti devono rispettare il principio “do no significant arm”, non arrecare un danno significativo all’ambiente. Nel PNRR italiano le risorse destinate alla Missione Rivoluzione verde e transizione ecologica ammontano a 59,33 miliardi di Euro così distribuite nelle quattro componenti:

  • 5,27 miliardi di Euro all’agricoltura sostenibile e all’economia circolare;
  • 23,78 miliardi di Euro alla transizione energetica e alla mobilità sostenibile;
  • 15,22 miliardi di Euro all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici;
  • 15,06 miliardi di Euro alla tutela del territorio e della risorsa idrica.

L’attenzione verso l’economia circolare

Le novità contemplate nella componente agricoltura sostenibile ed economia circolare sono numerose. Tra le linee progettuali della componente vi rientrano tra l’altro la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti, la strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti. In merito alla realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti nel PNNR si legge come circa il 60% dei progetti si concentrerà nel Centro-Sud Italia considerata l’obsolescenza di molte strutture. Per ciò che concerne invece l’economia circolare il PNRR prevede:

  • lo sviluppo di un sistema di monitoraggio su tutta la penisola mediante l’utilizzo di satelliti, droni e tecnologie di Intelligenza Artificiale al fine di sorvegliare eventuali scarichi illeciti di rifiuti;
  • l’adozione entro giugno 2022 di una nuova Strategia nazionale per l’economia circolare.

Un importante cambio di passo: lo snellimento delle procedure autorizzative

Più volte l’Italia è stata ed è additata di essere un Paese lento a causa del suo apparato burocratico eccessivamente complesso e lento. Al fine di snellire e semplificare le procedure autorizzative, il PNRR prevede l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un apposito Ufficio per la razionalizzazione e la semplificazione delle leggi e dei regolamenti che sarà coordinato dal Ministro della Pubblica Amministrazione.

A tal proposito si precisa inoltre come sia sottolineata l’esigenza di semplificare le norme in materia di procedimenti ambientali e delle disposizioni relative alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) statale. Il PNRR prevede difatti non solo che le opere in esso previste debbano essere sottoposte ad una VIA statale che assicuri quindi tempi di realizzazione più rapidi ma anche che il PUA (Provvedimento Unico Ambientale) sostituisca ogni altro titolo autorizzatorio anche a livello statale.

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