Il futuro dell’elettrico: l’industria automobilistica post-Covid19
Sostenibilità

Il futuro dell’elettrico: l’industria automobilistica post-Covid19

L’emergenza sanitaria sta fortemente segnando l’economia a livello internazionale e a risentirne è la produzione e il mercato delle automobili. Quale sarà il futuro della mobilità elettrica?

La pandemia di Covid19 sta producendo grossi disagi, tanto a livello sanitario quanto economico. Le principali industrie nazionali, dalle piccole imprese ai colossi internazionali ne hanno già sentito l’impatto. È il caso anche dell'industria automobilistica, che a livello globale naviga in cattive acque.

A livello globale, l'industria ha rinviato grandi eventi come il Salone di Ginevra e quello New York. I danni di adesso si ripercuoteranno negli investimenti e nei progetti per il prossimo futuro: basti pensare al mercato e alla produzione di veicoli elettrici.

“Senza la pandemia, ci saremmo probabilmente diretti verso un anno record per le vendite globali di veicoli elettrici“, ha affermato Colin McKerracher, responsabile per il settore trasporti di BloombergNEF, società di ricerca sull’energia pulita.

Stando ai dati provenienti dalla Cina, il più grande Paese produttore di veicoli elettrici a livello globale, a gennaio le vendite di veicoli elettrici sono diminuite del 52% rispetto al 2019, e febbraio del 77%, mentre la produzione è scesa di oltre l’80% rispetto al 2019.

Nel mese di marzo in Italia sono state immatricolate solo 28mila auto contro le oltre 190mila del marzo dello scorso anno. Il crollo del prezzo del petrolio dovuto alle grosse giacenze immobilizzate a causa del lockdown e l’assenza di incentivi economici alla mobilità green, potrebbero essere un ostacolo per incentivare la diffusione e la vendita delle auto elettriche.

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Ad intervenire in merito è l’UNRAE-Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, associazione di categoria del settore automotive, costituita dalle case automobilistiche estere con distribuzione in Italia. Unrae avrebbe infatti già presentato una proposta di misure organiche per tutti i comparti, dalle autovetture ai veicoli industriali. Il Direttore Generale Andrea Cardinali, aveva lanciato l’allarme alcune settimane fa: “Sono necessari dei provvedimenti a sostegno dell’industria automotive, ad esempio attraverso l’adozione di misure per un immediato ed efficace sostegno alla domanda di autoveicoli, da parte di consumatori e aziende, combinando l’utilizzo della leva fiscale con strumenti di incentivazione diretta”.

Oltre ad un aumento della disponibilità del fondo, i costruttori puntano sull’introduzione di una terza fascia di vetture che possono beneficiare di incentivi all’acquisto con emissioni tra i 61 e i 95 grammi di CO2 per chilometro. Per questo tipo di auto, sostanzialmente piccole e compatte, ibride e diesel, l’Unrae chiede un contributo di 2.000 euro in caso di contestuale rottamazione e di 1.000 senza rottamazione.

La proposta prevede inoltre di aumentare l’aiuto economico per i modelli con emissioni tra 21 e 60 grammi di CO2 per chilometro: un incremento di 1.500 euro, arrivando così a 4.000 euro, con rottamazione e di 1.000 euro senza, portando in questo caso il contributo a 2.500 euro.

Un intervento è richiesto anche in termini di riallineamento fiscale agli standard degli altri Paesi dell’Unione Europea. L’invito è quello di aumentare il testo del costo massimo deducibile fino a 50mila euro, della quota ammortizzabile al 100% e della detraibilità dell’IVA per aziende e liberi professionisti fino al 100%. 

Azioni che porterebbero, secondo i costruttori, valere circa 3 miliardi di euro di aiuti, per un impatto sul mercato tra le 100 e le 200mila auto in più a fine anno, in funzione della durata della pandemia nel nostro Paese.

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