“Dove c’è fuoco c’è fumo”: il riscaldamento a legna inquina di più
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“Dove c’è fuoco c’è fumo”: il riscaldamento a legna inquina di più

Uno studio di European enviromental bureau afferma che il riscaldamento domestico a base di legna è responsabile di circa la metà delle emissioni di particolato fine e nerofumo all’interno dell’Unione Europea.

Lo studio, dal titolo "Dove c'è fuoco c'è fumo: le emissioni dal riscaldamento domestico con legna", è stato realizzato da European Environmental Bureau (Eeb), la più grande rete europea di organizzazioni ambientaliste, insieme a Green Transition Denmark e mette in luce la grande quantità di inquinamento prodotto dalla combustione di legname domestico.

Le stufe a legna, infatti, producono 375 g di particolato fine (PM 2.5) per ogni gigajoule di riscaldamento e 465 grammi di NMVOC (composti organici volatili non metano). Confrontando il dato relativo alle PM 2.5 prodotte dalle stufe a legna con le PM 2.5 prodotte dai camion diventa evidente come il riscaldamento incida molto più del traffico: un camion privo di filtri antiparticolato produce infatti 6,5 grammi di PM 2.5 per ogni gigajoule di riscaldamento del combustibile, che scendono a 0,5 grammi per i camion dotati di filtro. La situazione non è molto diversa anche per quanto riguarda i dati relativi alle emissioni di CO₂: una stufa a legna ne rilascia nell’atmosfera 140 kg ogni gigajoule di riscaldamento, mentre un boiler a gas naturale ne rilascia 63. Le conseguenze dell’inquinamento si ripercuotono anche sulla salute, costituendo un costo aggiuntivo per i servizi sanitari nazionali.

Secondo lo studio, quindi, diventa prioritario ripensare i sistemi di riscaldamento, evitando la combustione di legname domestico. Sebbene le nuove stufe e caldaie a legna emettano meno inquinanti rispetto ai modelli più vecchi, sono comunque più inquinanti di altri metodi di produzione di calore, e quindi non dovrebbero essere considerate una soluzione praticabile per la riduzione dell'inquinamento atmosferico. Sarebbe quindi più vantaggioso, sia per l’ambiente che per la salute, migliorare l’isolamento termico delle abitazioni e puntare su soluzioni diverse, come il teleriscaldamento o le pompe di calore.

Una risposta allo studio di Eeb è arrivata da AielAssociazione italiana energie agroforestali, che rappresenta 500 imprese della filiera legno-energia. In un comunicato ha infatti dichiarato che "Le moderne tecnologie nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato riducono le emissioni di polveri sottili a poche decine di grammi e, nei casi migliori, con tecnologie ad emissioni "quasi zero", a pochi grammi. L'introduzione massiccia di queste tecnologie cambierà radicalmente il peso delle biomasse nelle emissioni di particolato. Sono obiettivi che in alcuni paesi europei sono già stati raggiunti concretamente, come certificano i dati ufficiali". L'Aiel sostiene inoltre che "le biomasse legnose rappresentano la principale fonte energetica rinnovabile nel nostro Paese e sono una scelta economicamente vantaggiosa per molte famiglie, ma anche un'opportunità concreta nell'ottica del contrasto al cambiamento climatico". Per ridurre e risolvere il problema del particolato, Aiel ritiene prioritario continuare a sostenere il ricambio tecnologico di stufe e caldaie obsolete con impianti moderni e più performanti, in grado di abbattere le emissioni di polveri sottili.

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