Studio NASA: “grazie” al riscaldamento globale l’Artico sta diventando verde
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Studio NASA: “grazie” al riscaldamento globale l’Artico sta diventando verde

Uno studio basato sull'osservazione di immagini raccolte dai satelliti in 29 anni, mostra come l'Artico stia diventando sempre più verde. L'aumento delle temperature globali, insieme a una maggiore quantità di biossido di carbonio nell'aria, causano un'atipica propagazione di vegetazione nelle aree più settentrionali del Pianeta.

Messo da parte il classico bianco, l'Artico sta diventando sempre più verde. Questa la conclusione cui ha portato uno studio reso pubblico da un gruppo di scienziati della NASA che, utilizzando 29 anni di dati progressivi raccolti dai satelliti Landsat, hanno riscontrato dallo spazio una dilagante propagazione di vegetazione nelle zone più settentrionali del pianeta. A quanto pare, infatti, l'innalzamento delle temperature globali, accanto a una maggiore quantità di biossido di carbonio nell'aria e a stagioni temperate prolungate, ha un effetto benefico sulle piante, che rinvigoriscono e si diffondono a macchia d'olio.

In particolare, tra il 1984 e il 2012 il 30% del Canada e dell'Alaska sono diventati più verdi, mentre soltanto il 3% dei territori sono regrediti in termini di vegetazione. L'aumento maggiore si è registrato nella zona della tundra più settentrionale del Québec, dove arbusti ed erba si sono rafforzati e propagati nelle aree confinanti.

Tutto “merito” dell'uomo. Un altro studio apparso sul periodico “Nature Climate Change”  afferma infatti che “il trend del rafforzamento e rinverdimento della vegetazione dell'estremo Nord può essere attribuito, con una precisione e una sicurezza statisticamente alta, a forzature antropogeniche, in particolare all'aumento della concentrazione atmosferica di gas da effetto serra”. Proprio come in una serra, le piante trovano insomma la temperatura e le condizioni giuste per proliferare.

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Una buona notizia che fa rivalutare gli effetti negativi del cambiamento climatico? “Se siamo forse fortunati che la CO2 abbia questi effetti sulla fisiologia delle piante, non si può considerarli una carta 'uscita gratis di prigione' per quel che riguarda le nostre continue, ininterrotte emissioni di CO2” ha scritto recentemente lo scienziato del clima Richard Betts. E in effetti, in un mondo in cui ripetuti sconquassi ambientali come inondazioni o desertificazioni creano milioni di profughi climatici, interi ecosistemi terrestri e marini sono compromessi dalla penetrazione di specie estranee, si assiste a fenomeni come neve rosa e barriere coralline incolori... sembra difficile- nonché probabilmente sconsigliabile- riempire di ottimismo l'altro piatto della bilancia.

Lo stesso team di ricerca, inoltre, avverte che per quanto la crescita di vegetazione nelle regioni artiche sia assodata in questo periodo storico, è difficile prevedere come la situazione si evolverà nel futuro per via di numerose variabili degne di considerazione, come gli incendi boschivi incontrollati o lo stesso acclimatamento delle piante alle nuove temperature.

Eppure, in un momento storico in cui, dopo anni di discussione ed evidenze, Donald Trump rischia di essere il solo leader mondiale a mettere in dubbio il riscaldamento globale come fatto, la notizia non ha mancato di scatenare immediate reazioni e di rinverdire - è proprio il caso di dirlo - il dibattito attorno al cambiamento climatico.

Quando il dito indica la luna, i negazionisti (e gli ottimisti) guardano il dito.

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