Migrazioni e cambiamento climatico, 157 milioni di persone in fuga dai disastri ambientali
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Migrazioni e cambiamento climatico, 157 milioni di persone in fuga dai disastri ambientali

 

migrazioni e cambiamenti climatici

Negli ultimi sei anni, oltre 157 milioni di persone sono state costrette a migrare in seguito a disastri ambientali. CeSPI, FOCSIV e WWF Italia chiedono strumenti legali internazionali che garantiscano loro diritti e tutele.

Le vittime del surriscaldamento globale hanno un volto. Non solo quello delle persone (moltissime) morte nel pieno del manifestarsi di fenomeni meteorologici estremi in tutto il mondo, ma anche quello dei migranti costretti ad abbandonare i loro territori devastati per rifugiarsi altrove.

Il rapporto Migrazioni e cambiamento climatico, rilasciato alla vigilia della COP21 di Parigi da CeSPI, FOCSIV e WWF Italia, rivela una drammatica verità: dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone non hanno avuto altra scelta che spostarsi in seguito a disastri ambientali. Tempeste e alluvioni le cause più diffuse (comprendendo i monsoni asiatici, che diventano sempre più violenti, secondo IDMC- Internal Displacement Monitoring Centre si giunge all’85% del totale), seguite dai terremoti. 

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Qual è dunque il risultato che emerge dall'analisi, considerato che lo scenario più estremo dell’ultimo rapporto dell’IPCC prevede un incremento dell’innalzamento del livello dei mari di 98 cm entro il 2100? Secondo i calcoli dello stesso IDMC, oggi le persone hanno il 60% per cento in più di probabilità di dover abbandonare la propria casa di quanto non ne avessero nel 1975 e il motivo che concorre a esacerbare la situazione non è più un mistero: un clima sballato, frutto di decenni di politiche irresponsabili e orientate al profitto ad ogni costo.

Se i flussi migratori sono infatti fenomeni complessi dovuti alla concomitanza fra cause socio-economiche, politiche e culturali, i cambiamenti ambientali influenzano tutti questi fattori in modo importante, diventando un ulteriore e spesso decisivo incentivo a migrare. Un esempio su tutti la Siria, dove le questioni politiche si sono intersecate con la più impietosa siccità degli ultimi 40 anni, riportata peraltro nell'Atlante storico del clima europeo e del bacino del Mediterraneo recentemente pubblicato dalla Columbia University.

Per queste ragioni, un nuovo appello si aggiunge all'elenco dei molti già rivolti ai potenti della Terra in materia di clima e derivati: CeSPI, FOCSIV e WWF Italia chiedono ufficialmente a istituzioni e società civile una riflessione seria sugli strumenti legali internazionali affinché, lasciate alle spalle le discriminazioni, riconoscano diritti a chi fugge dai sempre più frequenti disastri ambientali provocati dal surriscaldamento globale.

È importante che le istituzioni, e i cittadini di tutto il mondo comprendano l’interdipendenza che lega le comunità umane e il loro ambiente di vita, ma anche le comunità umane tra loro” l'incipit del dossier di Legambiente Profughi Ambientali - Cambiamento climatico e migrazioni forzate del 2013 risulta, ancora oggi, drammaticamente reale e significativo. “[...]Preconcetti e disinformazione alimentano un clima di tensione, se non di aperto razzismo, nei confronti dei migranti che arrivano nel nostro Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita, spesso costretti a lasciare le proprie case a causa di fenomeni ambientali (siccità, alluvioni, perdita di fertilità dei terreni, desertificazione) che hanno nelle attività antropiche la loro causa”. A due anni di distanza e alla luce dei nuovi dati, la conferenza sul clima ormai alle porte pare essere il momento ideale per raccogliere l'appello e, con l'ausilio di una strategia di adattamento climatico a tutto tondo, porre un freno a una delle più grandi tragedie eco-umanitarie dei nostri tempi. 

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