L’isola di plastica nel Pacifico
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L’isola di plastica nel Pacifico

L'inquinamento della Great Pacific Garbage Patch, l'isola di plastica, sta peggiorando rapidamente. L'area copre una superficie tre volte la Francia ed è sedici volte più grande del previsto. Lo svela uno studio durato tre anni.

Sedici volte più grande di quanto si pensasse. Le previsioni, seppur drammatiche, sulla dimensione del Great Pacific Garbage Patch si sono rivelate rosee e oltremodo ottimistiche.

Un team internazionale di scienziati riconducibile al The Ocean Cleanup Foundation ha terminato un lavoro di mappatura durato ben tre anni, concludendo che l'inquinamento da plastica della massa galleggiante sta peggiorando a ritmi vertiginosi e che la sua attuale area copre una superficie di 1,6 milioni di chilometri quadrati, pari a tre volte la Francia.

I dati, pubblicati giovedì 22 marzo sulla rivista Scientific Reports, sono preoccupanti perché rivelano una concentrazione di rifiuti che è passata dai 400 grammi per chilometro quadrato degli anni ’70 a 1,23 kg nel 2015. Il 99,9% di questa spazzatura è plastica.

Il team ha utilizzato un metodo di analisi diverso, più efficace e approfondito di quelli sperimentati finora. L'azione è stata duplice: attraversando la massa di detriti contemporaneamente con trenta navi e sorvolandola con alcuni aerei, specifici per lo scopo. La flotta ha raccolto un totale di 1,2 milioni di campioni di plastica, mentre i sensori aerei hanno scansionato oltre 300 km2 di superficie oceanica.

 

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“Sebbene non sia ancora possibile trarre conclusioni definitive sulla persistenza dell'inquinamento plastico nel Great Pacific Garbage Patch, questo tasso di accumulo all'interno del GPGP, maggiore rispetto alle acque circostanti, indica che l'afflusso di plastica nell'isola continua a superare il deflusso” ha affermato Laurent Lebreton, uno degli autori principali dello studio. Un trend, dunque, che non accenna a rallentare.

Il Great Pacific Garbage Patch, situato nel Pacifico a metà strada tra le Hawaii e la California, è talmente grande che, nei mesi scorsi, gli ambientalisti hanno provocatoriamente invitato le Nazioni Unite a dichiarare il Great Pacific Garbage Patch una nazione vera e propria, sotto il nome di “The Trash Isles”.

Moltissime le reti da pesca abbandonate che la compongono, molti i giocattoli in plastica. La preoccupazione maggiore è, tuttavia, che entro pochi decenni i pezzi più grandi di detriti possano trasformarsi in microplastiche, molto più difficili da eliminare dall’oceano e capaci di avvelenare il nostro cibo. “È come una bomba a orologeria”, ha dichiarato Joost Dubois, portavoce della fondazione Ocean Cleanup.

Per ragioni come questa l'UNEP, agenzia ambientale delle Nazioni Unite, ha inserito l'inquinamento da plastica tra le urgenze più pressanti da affrontare nell'immediato futuro. Per ragioni come questa non è sufficiente “ripulire” la zona. Sono indispensabili misure, a livello globale e locale, legislativo e privato, per ridurre o eliminare la plastica- invadente, ingombrante compagno- dalla vita di tutti i giorni.

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