Accordo di Montreal: obiettivi e strategie globali per tutelare la biodiversità
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Accordo di Montreal: obiettivi e strategie globali per tutelare la biodiversità

Immagine: UN Convention on Biological diversity Media

Alla COP15 di Montreal firmato l’accordo globale per tutelare fino al 30% del pianeta, previsti finanziamenti da 700 miliardi l’anno per i Paesi più poveri e la fine delle estinzioni causate dall’uomo entro il 2050.

Convocata sotto l'egida delle Nazioni Unite, presieduta dalla Cina e ospitata dal Canada, la Quindicesima Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla diversità biologica ha approvato una serie di misure per arrestare l'attuale perdita di biodiversità terrestre e marina. Hanno partecipato al summit i rappresentanti di 188 governi, ovvero il 95% di tutti i 196 Stati parte della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, oltre a due non firmatari (gli Stati Uniti e il Vaticano).

Nel corso della conferenza, è stato adottato infatti il "Quadro globale sulla biodiversità" (Global Biodiversity Framework, GBF) di Kunming-Montreal, che include quattro obiettivi e ventitré traguardi da raggiungere entro il 2030.

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L'accordo, che rappresenta la mediazione tra le posizioni dei diversi Stati intervenuti, ed è stato accolto in maniera contrastante dagli ambientalisti, è ad oggi il più completo quadro di impegni sottoscritto globalmente per tutelare la biodiversità e gli ecosistemi in pericolo in ogni parte del pianeta.

Nello specifico, i quattro obiettivi delineati con l’intento di promuovere interventi armonici su scala globale sono:

  • Invertire l'estinzione della biodiversità

Garantire l'integrità, la connettività e la resilienza di tutti gli ecosistemi, mantenendola, migliorandola o ripristinandola, aumentando notevolmente l'area degli ecosistemi naturali entro il 2050. Questo obiettivo include un impegno ad arrestare l’estinzione indotta dall'uomo delle specie minacciate entro il 2050.

  • Migliorare gli interventi a favore degli ecosistemi

Utilizzare e gestire la biodiversità in modo sostenibile; valorizzando, mantenendo o ripristinando gli ecosistemi che hanno maggiormente bisogno di interventi e che contribuiscono in maniera sensibile al benessere della specie umana.

  • Condividere le risorse genetiche

I benefici monetari e non monetari derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche provenienti dal patrimonio naturale, incluso il sequenziamento del DNA di piante e animali, sono condivisi in modo giusto ed equo, anche con le popolazioni indigene e le comunità locali, garantendo la protezione delle conoscenze tradizionali associate a piante e animali.

  • Aumentare progressivamente le risorse per l’attuazione del GBF

Garantire adeguati mezzi di attuazione, comprese le risorse finanziarie, lo sviluppo delle capacità, la cooperazione tecnica e scientifica e l'accesso e il trasferimento di tecnologia per attuare pienamente il Quadro Globale per la Biodiversità, con particolare riferimento ai Paesi con minori risorse economiche e a quelli maggiormente colpiti da eventi estremi dovuti all’antropizzazione. Per questo obiettivo sono stati promessi circa 700 miliardi di dollari all'anno (200 miliardi di dollari in finanziamenti diretti e 500 miliardi di dollari in sussidi per alimentare la trasformazione sostenibile dei settori che maggiormente hanno danneggiato l’ambiente)

I “traguardi”, invece, hanno una portata più dettagliata e includono diversi punti ambiziosi che si ritiene possibile raggiungere già a partire dal 2030. Tra questi spicca sicuramente l’idea, entro il prossimo decennio, di poter tutelare almeno il 30% delle terre, delle acque interne, delle zone costiere e degli oceani del mondo. Attualmente circa il 17% e il 10% delle aree terrestri e marine del mondo sono rispettivamente sotto protezione.

Tra gli altri obiettivi, figurano impegni per ridurre quasi a zero la perdita di aree ad alta biodiversità, dimezzare lo spreco alimentare globale, ridurre in modo significativo l'eccessivo consumo di risorse e la produzione di rifiuti.

Per quanto concerne gli aspetti finanziari dell’accordo, il piano prevede che entro il 2030 bisognerà eliminare progressivamente ogni sussidio che danneggia la biodiversità, con un taglio globale di almeno 500 miliardi di dollari all'anno di sussidi pubblici a prodotti e pratiche dannose per l’ambiente, che saranno reinvestiti nella creazione di economie più sostenibili in quei Paesi che necessiteranno di aiuti finanziari.

Secondo il documento, in assenza di un'azione di questo tipo, ci sarà "un'ulteriore accelerazione del tasso globale di estinzione delle specie, che è già da decine a centinaia di volte superiore alla media degli ultimi 10 milioni di anni".

È evidente come l’accordo risulti estremamente favorevole alla tutela dell’ambiente, e non c’è da stupirsi se i delegati dei vari Paesi lo hanno definito un “momento storico”. Tuttavia, come già accaduto per altri trattati internazionali, non è impossibile che gli Stati parte si defilino, o che non tengano fede agli impegni presi. Per contenere queste possibilità, le agenzie delegate dalla COP15 sono state incaricate di fornire periodicamente dei rapporti globali sulle tendenze e sui progressi dei Paesi, nella speranza di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e le pressioni sulla classe politica dei governi che dovranno contribuire maggiormente al raggiungimento degli obiettivi globali.

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