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Decarbonizzazione, economia circolare e digitalizzazione guidano l’impegno sostenibile del settore secondo il Rapporto di Sostenibilità 2025 di Utilitalia
Le utility italiane accelerano verso la transizione ecologica e digitale, con investimenti complessivi che nel 2024 hanno raggiunto gli 8,5 miliardi di euro, segnando un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal Rapporto di Sostenibilità “Il ruolo delle utilities nella costruzione di un futuro sostenibile”, presentato da Utilitalia e Fondazione Utilitatis in occasione della Fiera Ecomondo. La ricerca, condotta su oltre cento aziende rappresentative del settore, evidenzia come la spinta verso la decarbonizzazione, l’economia circolare e la digitalizzazione sia ormai una direttrice consolidata per lo sviluppo dei servizi pubblici.
Dei fondi investiti, più di un terzo – oltre 3 miliardi di euro – è stato destinato a queste tre leve strategiche. In particolare, la decarbonizzazione ha assorbito 1,3 miliardi di euro, sostenendo una produzione energetica che per il 78% proviene da fonti rinnovabili. Il parco mezzi a basso impatto ambientale ha raggiunto le 12.000 unità, pari al 26% della flotta totale, principalmente impiegate nella raccolta dei rifiuti. In termini ambientali, le emissioni dirette (Scope 1) sono diminuite del 12% e quelle indirette (Scope 2) del 15% rispetto al 2018. Sul fronte dell’economia circolare, gli investimenti sono raddoppiati in un solo anno, superando il miliardo di euro. Il tasso di riciclo dei rifiuti differenziati ha raggiunto il 94%, mentre il riutilizzo e recupero dei fanghi di depurazione si attesta al 96%. La digitalizzazione, infine, ha registrato investimenti per 780 milioni di euro (+30%): oggi il 43% della rete idrica risulta distrettualizzata e il 69% dei contatori del gas è intelligente.
Il valore aggiunto distribuito agli stakeholder – tra cui lavoratori, amministrazioni pubbliche e comunità locali – ha raggiunto i 16 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 14,6 miliardi del 2023. A questi si aggiungono 27,8 miliardi di euro di spesa verso fornitori, con il 54% destinato a realtà locali, a conferma del ruolo delle utilities come motori di sviluppo territoriale e sostenibile. Il Rapporto sottolinea anche la progressiva integrazione dei criteri ESG nel settore: il 61% delle aziende redige un proprio bilancio di sostenibilità, spesso senza obblighi normativi, mentre il 54% ha strutture dedicate alla sostenibilità e il 46% include obiettivi ambientali e sociali nei propri piani industriali. Le politiche di diversità e inclusione, monitorate dall’Osservatorio D&I promosso da Utilitalia e Università Bicocca, evidenziano segnali positivi ma anche margini di miglioramento, soprattutto sul fronte della parità di genere nelle posizioni apicali.
Per Luca Dal Fabbro, presidente di Utilitalia, “questi dati confermano la centralità del comparto per affrontare le sfide climatiche e digitali. Le utilities sono oggi strategiche non solo per la qualità dei servizi offerti, ma anche per il valore economico, sociale e ambientale che generano”. Una visione condivisa da Mario Rosario Mazzola, presidente della Fondazione Utilitatis, che sottolinea come l’85% degli investimenti – oltre 7 miliardi – sia destinato direttamente ai territori in cui operano le aziende, rafforzando un modello di sviluppo sostenibile e radicato nelle comunità locali.
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