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Il disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese rilancia il ruolo delle PMI italiane come motore dell’economia circolare, della transizione digitale e dell’inclusione sociale. Ecco cosa prevede.
Dare voce alle piccole imprese italiane non è solo una questione economica: è una scelta strategica per lo sviluppo sostenibile del Paese. Con oltre il 95% del tessuto produttivo nazionale composto da microimprese, il disegno di legge n. 1484 – presentato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, di concerto con il Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone – rappresenta un passo decisivo nella valorizzazione delle PMI, riconosciute come fulcro dell’innovazione diffusa, dell’inclusione territoriale e del progresso ambientale.
Il DDL, articolato in cinque capi, affronta i principali ostacoli che le PMI italiane incontrano quotidianamente: accesso al credito, burocrazia, digitalizzazione, sostenibilità e competitività globale. Lo fa adottando un approccio sistemico, con misure fiscali, normative e organizzative, che vanno dalla semplificazione amministrativa alla valorizzazione delle reti d’impresa, dal contrasto alle false recensioni online alla definizione giuridica degli operatori Horeca. Uno dei pilastri del provvedimento è l’incentivo all’aggregazione tra imprese tramite reti soggetto e centrali consortili. Queste ultime, inedite nel panorama normativo, diventano nuovi soggetti giuridici con funzioni di indirizzo e coordinamento tra PMI, ispirati a logiche mutualistiche e solidali. A queste si affianca il potenziamento del sistema Confidi e l’introduzione di strumenti finanziari innovativi come la cartolarizzazione dei beni di magazzino, utile a migliorare la liquidità senza compromettere l’autonomia delle imprese.
Il DDL dedica un’attenzione particolare alla transizione ecologica e digitale del comparto moda, uno dei settori simbolo del Made in Italy. Attraverso i “mini contratti di sviluppo”, vengono stanziati 100 milioni di euro a supporto di programmi di investimento in chiave sostenibile, circolare e ad alta intensità tecnologica. Una scelta in linea con le direttive europee sui prodotti tessili e con la crescente domanda dei consumatori di trasparenza e tracciabilità. Sul fronte dell’inclusione generazionale, viene sperimentato un nuovo modello di pensionamento flessibile con part-time incentivato, che favorisce il ricambio generazionale e il trasferimento delle competenze. In parallelo, le imprese possono assumere giovani under 34 con contratti di apprendistato agevolati.
L’attenzione alla semplificazione normativa emerge anche nelle disposizioni su salute e sicurezza sul lavoro, aggiornate per rispondere alle esigenze delle microimprese e del lavoro agile. Vengono inoltre rivisti gli obblighi assicurativi per alcune categorie di veicoli industriali e chiarita per la prima volta la definizione normativa degli operatori del settore Horeca, al fine di uniformare e semplificare le procedure amministrative. Infine, un’intera sezione del DDL è dedicata alla lotta alle recensioni false, fenomeno che impatta negativamente sulla reputazione di molte piccole imprese. Vengono introdotte regole chiare per garantire autenticità e trasparenza nelle valutazioni online, con sanzioni per le piattaforme che non rimuovano contenuti ingannevoli o manipolati.
Non manca una delega al Governo per il riordino dell’intero corpus normativo in materia di startup e PMI innovative, con l’obiettivo di creare un Testo Unico che semplifichi l’accesso agli strumenti di supporto e incentivi alla ricerca, alla formazione e al trasferimento tecnologico. Il disegno di legge annuale sulle PMI, previsto dall’art. 18 della Legge 180/2011, si presenta dunque come un primo tentativo organico di attuare una “corsia preferenziale” per le piccole imprese, in linea con lo Small Business Act europeo. Un’occasione che, se adeguatamente implementata, può rafforzare la resilienza e la sostenibilità del sistema produttivo italiano, rendendo le PMI protagoniste della doppia transizione ecologica e digitale.
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