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Tre mozioni di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia chiedono al governo di attivarsi per limitare i danni della nuova PAC
Un fronte comune per chiedere al governo un intervento deciso. Perché come spiega il testo di una delle tre mozioni da discutere martedì "lo scorso 16 luglio 2025, il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Christophe Hansen, ha illustrato alla Commissione Agri del Parlamento europeo la proposta per la struttura del prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2028-2034, introducendo, in un quadro di significativo incremento del budget annuale complessivo dell'Unione europea (da 1.200 a circa 2.000 miliardi di euro), un'architettura che prevede un cambiamento sostanziale nell'organizzazione e nell'erogazione dei fondi europei;tale proposta, pur in attesa dei dettagli completi che saranno pubblicati in autunno, prevede la creazione di un unico fondo denominato «Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza sostenibili a livello economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo», che accorpa al suo interno il Feaga, il Feasr, i fondi di coesione, quelli per la pesca e il fondo sociale, eliminando la distinzione tra i due pilastri della Pac introducendo una logica di sostegno attraverso «Piani partenariali nazionali e regionali (Pnr)»;".
L'importanza dei bacini idrici
Nella Mozione 1-00484 presentata da CASTIGLIONE Giuseppe (Forza Italia) ha sottolineato l'importanza di sostenere la proposta che prevede l'utilizzo dei fondi della Coesione per la realizzazione di infrastrutture idriche per l'agricoltura con particolare riferimento ai bacini di accumulo, per contrastare la siccità e i cambiamenti climatici (costati all'agricoltura italiana 20 miliardi di euro negli ultimi tre anni), nonché per garantire l'approvvigionamento idrico.
La diminuzione dei fondi e il rischio/opportunità dell'apertura al Mercosur
Ci sono alcuni punti essenziali nelle mozioni che cerchiamo di ripercorrere, ma che si possono riassumere in un problema di riduzione dei fondi e nel pericolo rappresentato dall'apertura al Mercosur: secondo là proposta di regolamento, i pagamenti diretti e le misure per lo sviluppo rurale (circa 87 miliardi di euro nella precedente programmazione) saranno erogati attraverso un unico canale, con quote vincolate ma inserite in un contesto più ampio e meno specificamente agricolo. Quasi tutti gli interventi precedentemente finanziati dal secondo pilastro sono ora considerati pagamenti di sostegno al reddito e come tali rientranti nel plafond unico; la bozza del nuovo fondo prevede una significativa riduzione delle risorse dedicate al settore agricolo: il nuovo fondo unico destinerebbe circa 295,7 miliardi di euro all'agricoltura, segnando una diminuzione del 24 per cento rispetto ai 386 miliardi previsti nella Pac attuale. Tra tagli ed inflazione non recuperata, il valore degli aiuti Pac nel 2034 sarà pari (dati Farm Europe) al 57 per cento di quelli erogati nel 2020;la proposta introduce inoltre elementi di degressività nel sostegno al reddito basato sulla superficie, imponendo riduzioni progressive per importi superiori ai 20.000 euro annui per azienda agricola, fino al 75 per cento per importi superiori a 75.000 euro, con un tetto massimo complessivo fissato a 100.000 euro per agricoltore; sebbene sia previsto un sostegno forfettario per i piccoli agricoltori fino a un massimo di 3.000 euro, tale misura risulterebbe penalizzante rispetto agli attuali importi ottenuti attraverso i pagamenti diretti e l'adesione agli ecoschemi del primo pilastro, specialmente per le aziende con superfici inferiori a 10 ettari; oltre agli aiuti diretti, suscita forte preoccupazione anche la sorte delle politiche per lo sviluppo rurale: sebbene la proposta preveda il mantenimento di alcune misure strategiche, – quali gli interventi in materia di silvicoltura, agroambiente, competitività delle imprese e rafforzamento del potenziale produttivo –, all'interno del Fondo unico e con risorse assegnate agli agricoltori, permane il rischio che importanti strumenti di sviluppo locale possano subire un forte ridimensionamento; il programma Leader/Clld) è una metodologia di sviluppo locale che coinvolge gli attori locali nell'elaborazione delle strategie, nei processi decisionali e nell'attribuzione delle risorse per lo sviluppo delle rispettive zone rurali, storicamente centrale per l'animazione dei territori rurali attraverso partenariati pubblico-privati, che risulta sì menzionato nella bozza di proposta della Commissione, ma non è accompagnato da una dotazione finanziaria specifica e vincolante. È invece ricompreso in modo generico all'interno dei Piani partenariali nazionali e regionali (PNR), assorbito in un insieme indistinto e onnicomprensivo di priorità nazionali. In tal modo si espone tale programmazione al rischio concreto che alcuni Stati membri decidano di non attuarla affatto, determinando una progressiva marginalizzazione delle politiche di sviluppo locale partecipato e la scomparsa di parte rilevante dell'attuale impianto; di particolare gravità, oltre all'accorpamento, è il taglio al Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa), ridotto da 6,2 a poco più di 2 miliardi di euro, che comporta severe limitazioni alla possibilità di ammodernare le flotte, azzerandone la competitività, e l'impossibilità di adeguarsi alle norme ambientali; per quanto riguarda il metodo, in contraddizione con lo spirito del Trattato di Lisbona che mette il Parlamento europeo al centro della vita democratica dell'Unione, la proposta presentata dalla Commissione non ha tenuto conto del voto dei parlamentari, che si erano espressi con larga maggioranza contro il Fondo unico. Il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, presentato la sua proposta di riforma senza aspettare le indicazioni che la Commissione agricoltura del Parlamento europeo si apprestava a votare; è in corso di ratifica l'accordo Mercosur tra Unione europea e Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, sui cui effetti la XIII commissione agricoltura della Camera dei deputati ha in corso una indagine conoscitiva, che prevede la liberalizzazione dell'import del 93 per cento dei prodotti agricoli, mediante la progressiva riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie. Su tale Accordo alcuni Stati, tra cui l'Italia, hanno manifestato riserve in merito all'impatto sul settore agricolo europeo e alla mancanza di disposizioni efficaci in materia di sostenibilità ambientale, diritti dei lavoratori, impegni alla tutela del territorio e alla lotta alla deforestazione illegale. A fronte di queste osservazioni la precedente Commissione UE (dicembre 2024) aveva annunciato misure compensative supplementari per il settore agricolo europeo;
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