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Nuove responsabilità per piattaforme digitali, maggiori diritti per gli utenti e sanzioni fino al 6% del fatturato: la normativa europea punta a garantire sicurezza, trasparenza e tutela dei diritti anche in rete
In un contesto in cui la rete è diventata un perno fondamentale della vita personale, sociale e professionale, l’Unione europea ha compiuto un passo decisivo con il Digital Services Act (DSA). Il 22 settembre 2025 la Commissione europea ha ribadito l’importanza di questa normativa per “tenere al sicuro le persone online”, evidenziandone gli effetti concreti su utenti e piattaforme. Ciò che rende il DSA significativo è che non si tratta solo di un provvedimento tecnico, ma di un patto implicito tra cittadini e operatori digitali: le infrastrutture online devono rispondere non soltanto alla logica del profitto, ma anche al rispetto dei diritti fondamentali, al bene collettivo e alla trasparenza.
Il DSA introduce una serie di garanzie concrete che finora erano parziali o disomogenee nel panorama digitale:
- Le piattaforme devono motivare e notificare ogni rimozione o limitazione di contenuti o account, offrendo la possibilità di ricorso interno o tramite organismi extragiudiziali.
- Il “reporting” di contenuti, beni o servizi illegali diventa più semplice: ogni utente potrà segnalare irregolarità direttamente dalle piattaforme, che dovranno rispondere della decisione presa.
- Sulle piattaforme che superano i 45 milioni di utenti mensili nell’UE, gli utenti potranno scegliere feed non personalizzati, evitando che l’algoritmo imponga percorsi “dopanti” della navigazione.
- Pubblicità trasparente: ogni annuncio deve indicare chi lo ha pagato e perché viene mostrato. È vietato basarsi su dati sensibili (religione, orientamento sessuale, salute) e, soprattutto, è proibito dirigere pubblicità ai minori in modo mirato.
- Uso delle cosiddette dark patterns (scorciatoie persuasive che indurrrebbero l’utente a scelte non consapevoli) è vietato: i pulsanti “accetto / rifiuto” devono avere la stessa visibilità e accessibilità.
- Nei marketplace, i venditori devono essere verificati: sarà obbligatorio mostrare il loro contatto e la loro identità, così da rendere più chiaro chi sta vendendo cosa.
Per gli utenti, queste misure significano maggiore trasparenza e possibilità di controllo — non solo sulla “cosa” vediamo, ma anche sul “come” e “perché”.
Piattaforme, obblighi e sanzioni
Il DSA non è uniforme: le responsabilità crescono in base alla dimensione e al peso della piattaforma:
- Le regole più stringenti si applicano a chi supera i 45 milioni di utenti mensili nell’UE, definiti Very Large Online Platforms (VLOPs) o Very Large Online Search Engines (VLOSEs).
- Le autorità nazionali (i “Digital Services Coordinators”) vigilano sulla conformità nel proprio Paese, mentre la Commissione europea supervisiona le piattaforme di dimensione maggiore.
- Se una piattaforma non rispetta le regole, può subire sanzioni fino al 6% del fatturato globale annuo e sarà obbligata a porre rimedio alle violazioni.
- La Commissione ha già avviato indagini contro TikTok (per il programma Rewards ritenuto potenzialmente “addictive”) e AliExpress (per la mancata mitigazione del commercio di beni illegali).
- Ci sono anche investigazioni in corso su Facebook e Instagram, in particolare per verificare se gli algoritmi favoriscano comportamenti dannosi o “rabbit hole” ai danni dei minori.
In sostanza, le piattaforme non possono più limitarsi a dichiarare “non eravamo consapevoli”: devono dimostrare di aver applicato un cosiddetto risk management, auditor esterni e controlli trasparenti.
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