In Senato il ddl sul salario minimo: cosa cambia (e cosa resterebbe in sospeso)
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In Senato il ddl sul salario minimo: cosa cambia (e cosa resterebbe in sospeso)

Il disegno di legge delega in materia di retribuzioni e contrattazione approda all’Aula: restano aperti nodi cruciali su importo orario, efficacia, controlli e rappresentanza sindacale.

Nel giorno che precede la discussione in Assemblea del Senato, il quadro normativo attorno al ddl delega riguardante salario minimo e contrattazione collettiva (ddl S. 956, insieme ai testi collegati) richiama l’attenzione sui rischi e le opportunità che esso porta con sé per lavoratori, imprese e per l’assetto complessivo delle relazioni industriali. Fonti parlamentari aggiornate al 17‑19 settembre confermano che la Commissione ha concluso l’esame del testo e lo ha trasmesso all’Aula.

Tra gli elementi centrali del testo resta da chiarire il tema del salario minimo orario: nel ddl originario vi era la previsione di tale salario legale, ma in sede di passaggio alla Camera quella previsione è stata eliminata, trasformando il provvedimento in delega al Governo affinché definisca criteri e parametri.  È proprio questa modifica che suscita forti dibattiti su quanto concreti e vincolanti saranno gli elementi che verranno stabiliti successivamente.

È tornata all’ordine del giorno la questione della rappresentanza: il testo stabilisce che contratti collettivi nazionali “comparativamente più rappresentativi” debbano essere presi come riferimento. Ciò apre diverse interpretazioni su chi dovrà essere riconosciuto tale, con implicazioni importanti per la legittimazione di sindacati e associazioni datoriali coinvolte. Le organizzazioni datoriali, in vari interventi in Commissione, hanno evidenziato il rischio che senza criteri molto chiari prevalgano fenomeni di “contratti pirata” o di applicazione non uniforme dei diritti minimi. Le sanzioni previste per il datore di lavoro che applica retribuzioni inferiori al minino legale variano a seconda della durata del rapporto di lavoro e del numero di giorni effettivi di impiego. Sono stabilite multe amministrative, con importi che crescono se l’infrazione è prolungata. Vi sono anche misure che prevedono il recupero delle differenze retributive e l’impossibilità per il datore di lavoro di partecipare a gare pubbliche in caso di violazioni gravi.

Ce lo chiede l'Europa

Le implicazioni economiche rischiano di essere rilevanti. Per le imprese più piccole il carico di un salario minimo vincolante potrebbe essere importante, specialmente in settori a margine basso, se non accompagnato da incentivi, formazione, aumento di produttività o sostegni specifici. Per i lavoratori fragili (giovani, donne, occupati in forme atipiche o nella gig economy) il provvedimento potrebbe rappresentare uno strumento di tutela significativo. Il contesto europeo è fondamentale: l’Italia è tra i Paesi chiamati a recepire la direttiva UE sui salari minimi adeguati. Quel che resta da verificare è quanto la normativa nazionale sarà abbastanza chiara da soddisfare i requisiti europei per livelli adeguati, trasparenza, partecipazione delle parti sociali e controlli efficaci.

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