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Questa settimana Palazzo Madama discute il disegno di legge sull’intelligenza artificiale, già approvato con modifiche dalla Camera. Il provvedimento segna un passaggio decisivo per garantire trasparenza, sostenibilità e tutela dei diritti in un settore in rapida evoluzione.
Il Parlamento italiano si prepara a un voto cruciale sul disegno di legge n. 1146-B, che introduce nel nostro ordinamento una cornice organica per lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale. Dopo il primo passaggio al Senato e l’approvazione con modifiche alla Camera, il provvedimento torna questa settimana a Palazzo Madama per l’esame definitivo. Una tappa che assume rilievo non solo giuridico, ma anche culturale e politico: l’Italia si dota infatti di una disciplina nazionale pienamente allineata al regolamento europeo sull’IA, l’AI Act, entrato in vigore nel 2024. La legge si fonda su alcuni principi cardine che interessano da vicino i temi della sostenibilità sociale e ambientale. Innanzitutto l’approccio antropocentrico, che pone al centro la persona e i suoi diritti fondamentali. L’intelligenza artificiale, si legge nel testo, deve essere sviluppata e applicata nel rispetto della Costituzione, della parità di genere, della non discriminazione, della trasparenza e della sostenibilità. Quest’ultimo termine, spesso confinato a politiche ambientali o energetiche, assume qui un significato più ampio: riguarda il modo in cui la tecnologia può e deve inserirsi nel tessuto sociale, economico e democratico senza generare nuove disuguaglianze né compromettere equilibri ecologici.
Non a caso il provvedimento dedica ampio spazio al settore sanitario e alla disabilità. L’IA potrà essere utilizzata per prevenzione, diagnosi e cura delle malattie, ma sempre come supporto all’operatore medico e mai come sostituto decisionale. Particolare attenzione è riservata agli strumenti che migliorano la vita delle persone con disabilità, facilitando accessibilità, mobilità autonoma e inclusione sociale. È una scelta che traduce in pratica i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, rafforzando la dimensione sociale dell’innovazione tecnologica. Altro ambito di forte impatto ambientale e sociale è quello del lavoro. La legge stabilisce che l’intelligenza artificiale debba migliorare le condizioni lavorative, tutelare la salute e l’integrità dei lavoratori e non introdurre nuove discriminazioni. Viene istituito un Osservatorio nazionale, presso il Ministero del lavoro, con il compito di monitorare gli effetti occupazionali, identificare i settori più esposti e promuovere formazione per lavoratori e imprese. In un’epoca in cui l’automazione rischia di accentuare precarietà e diseguaglianze, l’istituzione di un presidio pubblico rappresenta un elemento di garanzia per la sostenibilità sociale della transizione tecnologica.
Il disegno di legge interviene anche sul versante ambientale in senso stretto, sebbene in modo indiretto. Promuovendo l’uso di sistemi di IA per ottimizzare processi produttivi, migliorare l’efficienza energetica e favorire pratiche di economia circolare, il testo apre a scenari in cui la tecnologia diventa leva per ridurre emissioni e sprechi. Inoltre, attraverso investimenti fino a un miliardo di euro in startup e PMI innovative nei settori dell’IA, della cybersicurezza e del calcolo quantistico, si punta a sostenere un ecosistema di imprese capace di coniugare competitività e sostenibilità. Significativo anche il capitolo dedicato alla pubblica amministrazione. L’IA dovrà servire a ridurre i tempi dei procedimenti, migliorare la qualità dei servizi e aumentare la trasparenza. Un uso consapevole delle nuove tecnologie nella PA può tradursi in risparmi di risorse, maggiore efficienza energetica e accesso più equo ai servizi, con ricadute positive per cittadini e territori.
Il testo tocca inoltre temi di frontiera, come la tutela dei dati personali, l’educazione digitale e la formazione STEM e artistiche, il diritto d’autore delle opere generate con l’ausilio dell’IA e persino nuove fattispecie di reato, come la diffusione di contenuti falsificati tramite deepfake. L’impianto complessivo mira a coniugare innovazione e responsabilità, evitando sia derive burocratiche che rischi di greenwashing tecnologico. L’Italia, con questa legge, intende collocarsi nel solco europeo ma anche rivendicare una propria sovranità digitale, assicurando che dati sensibili e modelli ad alto rischio siano gestiti con criteri di sicurezza e resilienza. È un segnale forte anche verso il mondo delle imprese e della ricerca: lo sviluppo dell’IA non è un terreno libero da regole, ma un ambito da governare con visione, in cui competitività e sostenibilità devono procedere di pari passo.
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