Reati ambientali: il nuovo decreto-legge introduce pene più severe contro abbandono e traffico illecito di rifiuti
Ambiente

Reati ambientali: il nuovo decreto-legge introduce pene più severe contro abbandono e traffico illecito di rifiuti

Il provvedimento approvato l’8 agosto 2025 rafforza gli strumenti di contrasto ai roghi tossici e alla gestione illegale dei rifiuti, con pene detentive più alte, multe più pesanti e nuove misure di prevenzione.

Con il decreto-legge n. 116 dell’8 agosto 2025 il governo ha introdotto un pacchetto di misure straordinarie per contrastare l’abbandono e la gestione illecita dei rifiuti, un fenomeno che continua a rappresentare una delle principali emergenze ambientali e sanitarie nel Paese. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, recepisce anche direttive europee in materia ambientale e mira a colpire in maniera più incisiva comportamenti che alimentano degrado, inquinamento e attività criminali, come quelle legate alla cosiddetta “Terra dei Fuochi”.

Le novità principali riguardano l’inasprimento delle pene. Chi abbandona o smaltisce illecitamente rifiuti rischia ora la reclusione fino a sette anni, con aggravanti specifiche in caso di danno a persone o ecosistemi. Vengono introdotte sanzioni pecuniarie più elevate, che possono raggiungere decine di migliaia di euro, e misure accessorie come la sospensione della patente di guida e la confisca obbligatoria dei mezzi utilizzati per trasporto o sversamento. Per le imprese è previsto il rischio di esclusione dall’Albo nazionale dei gestori ambientali e, nei casi più gravi, la chiusura delle attività coinvolte. Il decreto potenzia inoltre la capacità delle autorità di controllo, prevedendo strumenti di sorveglianza tecnologica e una più stretta cooperazione tra forze dell’ordine, magistratura e agenzie ambientali.

La ratio del provvedimento si inserisce in una strategia più ampia di contrasto alle ecomafie e di tutela del territorio, con un’attenzione particolare alle aree più esposte al fenomeno dei roghi tossici, dove la combustione illegale di rifiuti provoca gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sulla qualità dell’aria. L’impatto atteso è duplice: da un lato, scoraggiare con pene severe pratiche diffuse di smaltimento illegale; dall’altro, incentivare un maggiore ricorso a canali autorizzati e tracciabili per il trattamento dei rifiuti. Il decreto solleva però anche interrogativi. Alcuni osservatori segnalano la necessità di accompagnare l’approccio repressivo con interventi strutturali sulla filiera della raccolta e del riciclo, rafforzando la capacità degli impianti e promuovendo politiche di prevenzione alla fonte. In assenza di un sistema circolare efficiente e capillare, il rischio è che la stretta penale si traduca in un deterrente parziale, senza risolvere alla radice le criticità che alimentano il fenomeno dell’illegalità. Restano quindi centrali i temi della governance del ciclo dei rifiuti, dell’equilibrio tra repressione e prevenzione e del ruolo delle comunità locali nel presidiare il territorio.

Con il decreto-legge n. 116 lo Stato intende lanciare un segnale forte: il traffico illecito e l’abbandono dei rifiuti non sono più reati considerati minori, ma crimini ambientali che incidono direttamente sulla sicurezza, la salute e la sostenibilità dei territori. Nei prossimi mesi sarà cruciale verificare l’effettiva applicazione delle nuove norme e il coordinamento tra strumenti repressivi e misure di supporto all’economia circolare, affinché la lotta all’illegalità possa tradursi in un miglioramento concreto della qualità ambientale.

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.