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Un report internazionale rivela che la responsabilità della rendicontazione di sostenibilità grava sempre più sulle direzioni finanziarie, ma mancano ancora strumenti analitici, competenze specifiche e dati affidabili.
Nel pieno della trasformazione verso modelli di business più sostenibili, la rendicontazione ESG si conferma una sfida cruciale per le aziende. Secondo quanto riportato dal “CFO Journal” del quotidiano The Australian, il 32% delle organizzazioni assegna oggi la responsabilità della rendicontazione ESG ai Chief Financial Officer, superando i Chief Sustainability Officer (16%) e altri ruoli dirigenziali. Una tendenza in crescita che evidenzia la sempre maggiore integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nei processi decisionali finanziari.
Tuttavia, l’aumento di responsabilità non è accompagnato da un adeguato supporto operativo. Il report mette in luce due criticità principali: il 75% dei CFO intervistati denuncia una carenza di competenze analitiche all’interno dei team dedicati alla rendicontazione ESG, mentre quasi la metà segnala gravi lacune nella qualità e nella disponibilità dei dati necessari per compilare i report.
La pressione normativa – in particolare in Europa, dove la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) entrerà pienamente in vigore nei prossimi mesi – contribuisce a intensificare il carico di lavoro per le funzioni finanziarie. La necessità di fornire informazioni standardizzate, verificabili e comparabili impone un cambio di passo che non tutte le organizzazioni sono ancora pronte ad affrontare. In questo scenario, il ruolo del CFO evolve da semplice garante dei numeri a orchestratore della sostenibilità aziendale. Una figura chiamata a dialogare con stakeholder interni ed esterni, a interpretare le metriche ESG in chiave strategica e a garantire trasparenza nei confronti degli investitori e delle autorità di vigilanza.
Ma senza strumenti digitali avanzati, processi integrati e un’adeguata formazione, la rendicontazione rischia di restare un esercizio formale più che sostanziale. Servono investimenti mirati in competenze e tecnologia, ma anche un ripensamento della governance: la sostenibilità non può più essere considerata un ambito separato, bensì un elemento strutturale del controllo di gestione. La crescente attenzione su questi aspetti non è solo una questione tecnica. Riguarda la credibilità stessa degli impegni ESG assunti dalle aziende e la fiducia degli stakeholder nel percorso verso un’economia realmente sostenibile.
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