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Tre Regioni italiane, tre modelli diametralmente opposti. La Sardegna, con la sua legge del 2024, ha scelto la via della chiusura: fasce di rispetto fino a 7 chilometri e retroattività delle norme hanno congelato decine di progetti e creato tensioni con lo Stato. Friuli‑Venezia Giulia, al contrario, ha adottato una legge innovativa nel marzo 2025 che mette al centro le aree industriali dismesse e prevede compensazioni per le comunità locali. La Valle d’Aosta, piccola ma ambiziosa, ha varato nel luglio 2025 una normativa che privilegia tetti, parcheggi e aree bonificate, introducendo un tavolo tecnico permanente per monitorare gli sviluppi.
Perché ci sono queste differenze? La risposta risiede nella diversa percezione del territorio. In Sardegna il timore di deturpare il paesaggio ha spinto ad estremizzare i divieti, ma così facendo si rischia di restare dipendenti dal gas. Il Friuli ha invece capito che la transizione può essere occasione di riqualificazione: l’obbligo di destinare il 3% dei ricavi degli impianti alle comunità locali crea consenso e redistribuisce i benefici. La Valle d’Aosta, consapevole della sua dimensione alpina, ha puntato su superfici antropizzate e sulla governance partecipata, evitando scontri e tutelando i pascoli.
Confrontare queste esperienze aiuta a comprendere cosa funziona e cosa no. Nel nostro report approfondiamo le motivazioni politiche e sociali dietro ogni scelta e riflettiamo su quale modello possa essere replicato altrove. Se vuoi scoprire qual è la strada giusta per coniugare energia e paesaggio e vuoi conoscere il dettaglio delle normative a confronto, compila il modulo e scarica il nostro articolo completo.
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