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Le «aree idonee» sono diventate uno dei temi più discussi nella transizione energetica italiana. Si tratta di zone in cui la normativa prevede procedure autorizzative accelerate e minor rischio di bocciatura per gli impianti rinnovabili. Ma non sono semplicemente coordinate su una mappa: rappresentano un modo nuovo di concepire il rapporto tra sviluppo energetico, tutela del paesaggio e partecipazione delle comunità. In un Paese in cui le autorizzazioni possono richiedere anni, identificare da subito i luoghi dove si può investire in sicurezza equivale a sbloccare investimenti, posti di lavoro e riduzione delle bollette.
La loro importanza è duplice. Da un lato, offrono certezza agli operatori economici: sapere dove è possibile costruire un impianto eolico o fotovoltaico senza incorrere in continui ricorsi dà respiro ai progetti. Dall’altro, proteggono i territori di pregio paesaggistico ed agricolo, evitando speculazioni e assicurando che la transizione avvenga senza devastare l’ambiente. Eppure molte persone non sono consapevoli di cosa siano e di come incidano sulla loro vita quotidiana: pensiamo alla riduzione dei costi dell’energia, alla creazione di comunità energetiche o alla valorizzazione di aree industriali dismesse.
Nel nostro report approfondito spieghiamo in modo semplice e dettagliato come nascono le aree idonee, quali Regioni hanno già una legge e quali sono in ritardo. Raccontiamo le storie virtuose di Friuli‑Venezia Giulia e Valle d’Aosta e analizziamo le criticità di Sardegna e Abruzzo. Se vuoi capire perché le “aree idonee” sono fondamentali per il futuro energetico del Paese e scoprire come la tua Regione si sta muovendo, ti invitiamo a compilare il modulo e scaricare l’articolo completo.
Crediti immagine: Yves Bernardi da Pixabay
Leggi anche:Umbria, approvata la legge sulle aree idonee
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