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La Commissione UE e l’EFRAG avviano un processo di snellimento degli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità. Obiettivo: ridurre l’onere amministrativo per le imprese, salvaguardando la qualità delle informazioni ESG.
L’estate 2025 segna un punto di svolta nel percorso europeo verso la rendicontazione ESG. Con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore a pieno regime della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Commissione Europea e l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) hanno avviato una serie di iniziative volte a ridurre la complessità del quadro regolatorio, senza compromettere la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni sulla sostenibilità. Il 10 luglio scorso, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato un mandato negoziale per rivedere e alleggerire alcuni obblighi informativi previsti dalla CSRD e dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Questa mossa si inserisce nel più ampio contesto del “competitiveness package” annunciato a febbraio 2025, volto a rilanciare l’economia europea semplificando l’accesso al mercato e riducendo il carico burocratico per le imprese. Parallelamente, l’EFRAG ha avviato un processo di revisione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), presentando alla Commissione un documento tecnico in cui si propone di differenziare gli obblighi informativi in base alla dimensione aziendale e alla materialità dei temi trattati. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato evitare che le PMI vengano sommerse da adempimenti sproporzionati, dall’altro garantire che le grandi imprese continuino a fornire dati rilevanti e comparabili su clima, diritti umani, governance e altri aspetti ESG.
Tra le novità più attese, figura l’introduzione di una “materiality rebuttable presumption”: un meccanismo che consentirebbe alle aziende di giustificare l’omissione di determinati indicatori ESG, a patto che forniscano una spiegazione trasparente. Una proposta che ha già suscitato reazioni contrastanti tra le parti sociali, con alcune ONG che temono un indebolimento del presidio informativo e alcune associazioni di categoria che accolgono con favore una maggiore flessibilità.L’intero pacchetto di semplificazioni sarà oggetto di consultazione pubblica entro la fine dell’estate, con l’obiettivo di definire le versioni finali degli standard entro la primavera 2026. Nel frattempo, le imprese già soggette alla CSRD per l’esercizio 2024 dovranno continuare a fare riferimento agli ESRS in vigore, pur tenendo conto delle indicazioni di orientamento e degli sviluppi futuri. In un momento in cui la finanza sostenibile è sotto crescente pressione da parte degli investitori e delle autorità di vigilanza, la sfida dell’Unione Europea sarà quella di coniugare rigore e pragmatismo. L’armonizzazione normativa deve restare un motore di trasparenza e fiducia, ma non può trasformarsi in un ostacolo alla competitività del tessuto produttivo europeo. Il dialogo tra istituzioni, imprese e società civile resta dunque cruciale per costruire una rendicontazione ESG realmente utile, credibile e proporzionata.
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