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Il decreto-legge approvato il 12 maggio 2025 introduce una nuova proroga sulla responsabilità erariale limitata al dolo. Una misura temporanea che riflette implicazioni importanti per la pubblica amministrazione e i principi ESG.
Con il decreto-legge n. 68 del 12 maggio 2025, in corso di conversione in Parlamento, il Governo ha disposto l’ennesima proroga di una disciplina che, sin dalla sua introduzione nel contesto emergenziale del 2020, ha acceso il dibattito sul bilanciamento tra responsabilità e coraggio amministrativo: quella della responsabilità erariale limitata alle sole condotte dolose.
L’articolo 1 del provvedimento differisce al 31 dicembre 2025 il termine di applicazione della deroga introdotta dall’art. 21, comma 2, del D.L. 76/2020 (convertito dalla L. 120/2020), la quale circoscrive l’azione della Corte dei conti ai soli casi di dolo, escludendo quindi l’illecito per colpa grave. Una scelta politica che, pur formalmente giustificata dalla necessità di favorire l’efficienza della macchina pubblica e l’attuazione del PNRR, solleva interrogativi sulla tenuta dei meccanismi di controllo e sulla cultura della legalità.
La proroga interviene in un momento cruciale, poiché la precedente scadenza – già più volte rinviata – era fissata al 30 aprile 2025. Con il nuovo decreto, la disciplina trova applicazione anche retroattivamente per il periodo compreso tra il 30 aprile e il 12 maggio, data di entrata in vigore del testo. La Corte costituzionale, con sentenza n. 132 del 2024, ha ritenuto legittima la temporanea sospensione della responsabilità per colpa grave, riconoscendone la ratio emergenziale e funzionale alla ripresa economica. Tuttavia, ha anche rivolto un esplicito monito al legislatore, invitando a una riforma strutturale della materia che sappia contemperare le esigenze di semplificazione con quelle di trasparenza, deterrenza e responsabilità.
Se sul piano giuridico la misura si giustifica come transitoria, sul piano etico e culturale il dibattito resta aperto. Perché, come sottolineato in più sedi, ridurre le tutele contro l’uso inefficiente o scorretto delle risorse pubbliche può produrre effetti collaterali sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. In un’ottica ESG (Environmental, Social, Governance), la questione non riguarda solo il diritto amministrativo, ma tocca direttamente i criteri di buona governance e accountability. Un sistema che deroga in modo prolungato alla responsabilità contabile rischia infatti di minare gli standard di integrità e sostenibilità amministrativa richiesti oggi sia a livello nazionale che europeo.
Va inoltre considerato che il D.L. 68/2025 è solo l’ultimo di una lunga serie di interventi normativi che dal 2020 ad oggi hanno reiterato la sospensione del regime ordinario. Una logica emergenziale diventata quasi strutturale, che ha suscitato perplessità anche nel Comitato per la legislazione della Camera, nonché riflessioni parallele in sede di riforma dell’art. 1 della L. 20/1994.In definitiva, il provvedimento prosegue una linea già tracciata, ma sollecita un salto di qualità nella riflessione pubblica. Se davvero si vuole “alleviare la fatica dell’amministrare” – come suggerito dalla Consulta – senza rinunciare a principi fondamentali come la legalità e la tutela dell’interesse pubblico, serve una riforma coerente, trasparente e condivisa.
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