Novara Ecologistica, intervista a Luigino Pirola: “È un parco con dentro una logistica”
Sostenibilità

Novara Ecologistica, intervista a Luigino Pirola: “È un parco con dentro una logistica”

Un progetto da 3mila piante e 10mila arbusti. Novara Ecologistica, il progetto da 1,4 milioni di metri quadri, che amplierà il CIM di Novara si propone come uno degli interventi di logistica più avanzati in termini di qualità ambientale e di impatto: un esempio per tutti, l’altezza degli edifici è stata ridotta per ridurre l’effetto visivo, già mitigato da un bastione verde. Oggi Nonsoloambiente ne parla con Luigino Pirola: professionista con uno studio specializzato in pianificazione e progettazione del paesaggio attraverso l'applicazione dell’ecologia del paesaggio,  professore a contratto di atenei come UNIGE, UNIBG e UNIMI, oggi Pirola definisce Novara Ecologistica come “un parco con dentro una logistica”.

Professore quali sono i punti forti di questo progetto?

Si tratta di un progetto che guarda al contesto e che per la parte degli spazi aperti tiene conto degli elementi che lo circondano. Provo a spiegare: a sud verrà creato un bastione verde che tutela la città da un punto di vista percettivo ed ecologico e che è una citazione dei bastioni della città di Novara; a nord invece abbiamo pensato a grandi bacini a cielo aperto dove si riverserà l’acqua che arriva dai tetti dei capannoni e dai piazzali, sono di fatto delle vasche di laminazione che richiamano il paesaggio delle risaie; infine la parte dei capannoni è progettata come un ordito ordinato di filari e prati a sfalcio a diverse altezze

Abbiamo parlato soprattutto delle infrastrutture verdi, ma che rapporto c’è con quelle blu?

Questo tipo di insediamento di logistica di alta qualità può sembrare grigio ma, grazie alla possibilità economica alta che ha, devono portarsi dietro opere verdi che contribuiscono a costruire infrastrutture verdi e blu. Un esempio sono i bacini a cui accennavo, ma c’è anche un fontanile che viene mantenuto e rispettato. Sono esempi di come un progetto come questo può migliorare in qualche modo quel paesaggio desertico risicolo, cioè di una agricoltura intensiva che è un deserto dove non c'è una pianta non c'è un filare non c'è niente di verde.

C’è chi ha criticato Ecologistica per il consumo di suolo

Qui è un suolo preso in prestito, nel senso che questi interventi sono reversibili, cioè la prefabbricazione con cui sono fatti questi edifici è reversibile: sono tutte prefabbricazione cosiddette leggere, fatte di componenti riciclabili come acciaio, cartongesso e altro e viaggiano su platee di fondazione basse, quindi, è possibile rimuovendo tutto a tornare ad avere suolo libero. Però rimangono in ogni caso le opere a verde.

A proposito del verde, che tipo di vegetazione avete selezionato?

Sono specie che fanno parte di quella che è la botanica dei luoghi. Per quanto riguarda le zone arboree posso citare ontano, farnia, tiglio selvatico, carpino, betulla, acero campestre e il gelso bianco; mentre per le arbustive le specie sono nocciolo, pollon di maggio, viburno, lantana, fusaggine, biancospino, ligustro e prugnolo. Più in generale sono tutte specie caducifoglie perché noi in pianura abbiamo bisogno di ombra d'estate e sole d'inverno, inoltre il circolo delle caducifoglie permette di creare suoli fertili e fa parte dell’attuazione dell’attenzione ad aspetti come quello ecologico, quello di regolazione del microclima o di regolazione dell’isola di calore. Mi lasci anche precisare che quando parliamo di alberi, noi non andremo a mettere piantine, ma alberi già alti 5, 6 o 7 metri. Questa non è una logistica con del verde, ma un parco con dentro una logistica.

Questa attenzione alla sostenibilità dei progetti come Ecologistica ha una funzione solo per la comunicazione?

L'operatore non è un benefattore, se spende molto per opere come quelle di cui abbiamo parlato è perché c’è anche una convenienza economica: tutto questo lavoro porta a delle certificazioni di qualità ambientale che favorisce il rapporto con gli operatori mondiali a cui si rivolgono progetti di questa dimensione: gli stessi operatori hanno voci del proprio bilancio in cui la sostenibilità ha un peso importante e sono dunque sono interessati a progetti che la rispettino.

Sul territorio c’è chi ha criticato il progetto, come risponde a queste critiche?

Sì, qualcuno che ha parlato di consumo di suolo c’è stato, ma a chi dice “come erano belli i campi” rispondo che sapevano che quel terreno avevano una destinazione urbanistica produttiva. E se si lamentano per l’impatto sul territorio dico che meglio di così non si poteva fare, per capirlo basta prestare attenzione non solo al verde ma anche alla pelle degli edifici (il materiale con cui sono fatti ndr), alla loro qualità e alla valenza ambientale di tutto il progetto. Inoltre se è stato deciso di creare lì questo intervento è perché lo prevede una programmazione regionale: i poli logistici da qualche parte vanno costruiti e la Regione ha indicato punti strategici come questo perché sono vicini agli snodi autostradali e lungo il corridoio strategico europeo Lisbona-Kiev.

 

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