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La mancanza d’acqua iniziare a pesare, ma ci sono soluzioni da poter applicare subito.
Nel corso degli anni, i cambiamenti climatici sono aumentati, generando eventi estremi che hanno impattato in modo significativo sull'approvvigionamento idrico e sull'ecosistema italiano. Dalla siccità alle alluvioni, dal picco salino all'impoverimento dei suoli, questi stanno mettendo in difficoltà interi territori, richiedendo azioni tempestive e nuove norme per adattarsi e mitigare gli effetti. A spiegarlo è Confagricoltura nel Libro Bianco del Verde.
Agricoltori in prima linea
Gli agricoltori, in particolare, sono in “prima linea” nell'affrontare i danni causati dai cambiamenti climatici. La siccità prolungata, ad esempio, sta impoverendo i terreni, che stanno diventando aridi, quindi incapaci di assorbire l'acqua necessaria per la coltivazione. Inoltre, il cosiddetto “cuneo salino”, alimentato dall'innalzamento del livello del mare, minaccia le terre agricole, come nel caso dell'area del Delta del Po.
Necessario il recupero delle acque reflue
Per affrontare queste problematiche, oltre alle misure di mitigazione a lungo termine, sarà fondamentale adottare azioni di adattamento e resilienza. Come il recupero delle acque reflue depurate. Attualmente, solo il 5% delle acque reflue disponibili viene riciclato, nonostante il potenziale enorme che offrirebbero in termini di riutilizzo, come per l'irrigazione agricola e l'approvvigionamento urbano.
Le buone pratiche sono previste ad ogni livello politico
L'importanza di valorizzare le buone pratiche e i progetti innovativi nel recupero delle acque reflue è cruciale per affrontare la crescente domanda idrica. Questo aspetto è tra l’altro al centro di molte iniziative internazionali, tra cui il Pnrr nazionale, il Green Deal europeo e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
LEGGI ANCHE >> Crisi idriche presenti e future: nel suolo una possibile soluzione
La rete italiana perde oltre il 40% dell’acqua
L'efficacia di queste azioni dipende anche dalla gestione efficiente delle risorse idriche già presenti sul nostro territorio. In Italia, ad esempio, nonostante il primo posto per la quantità di acqua dolce prelevata, il sistema idrico nazionale soffre di perdite significative, confermando l'inefficienza della rete distributiva. Le perdite di acqua, che rappresentano il 42,2% del volume prelevato, richiedono interventi urgenti.
La “città spugna”
Il concetto di "città spugna", si legge poi nel report di Confagricoltura, emerge come una soluzione nuova per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Può farlo perché prevede l'uso di materiali filtranti nelle reti, la progettazione di infrastrutture adatte e l'incremento delle aree verdi nelle città. Quest’ultima soluzione, insieme alla strategia recupero delle acque reflue, può contribuire a garantire all’Italia un approvvigionamento idrico sostenibile e a promuovere la resilienza (e la sopravvivenza) delle comunità.
Immagine di copertina: PDB, Unsplash
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